NON E’ LA RAIDEN #2

Non è la raiden

Uè Animali! Bentornati qui in plancia col Cummenda dove ci diamo di gomito a vicenda (no, niente Mancini o timone olandese!) mentre ricordiamo le grandi imprese al mundialito e l’epoca erotica del retrogaming da bere. Si chiude la settimana del Blue Monday (giorno di tremendo disagio per tutti gli animali proletari) che va a coronare con il culmine dello sconforto questo Gennaio Bitellonico all’insegna dell’horror. Dopo un triplete di recensioni di Castlevania, gli spettri siliconati dall’oltre-millenium bug e lo spauracchio Haunted House firmato Staforfox “Paranoia” Mulder arriviamo ora alla nuova edizione di “Non è La Raiden” dove esploreremo il lato oscuro del retrogaming: le console (?) portatili. Proprio così, negativo, perché dal momento che il weekend del Cummenda inizia di martedì è fondamentale godersi ogni singolo stage sdraiati su una chaise longue con la shanghai di turno che ti massaggia il joystick e brindare con un vodka-Martini (mescolato, non agitato)  all’ennesima vittoria del P.S.I. sulla tangentopoli di Bowser. So che i miei compari non possono fare a meno di queste “brutte imitazioni portatili” delle loro console: Starfox si porta sempre dietro le sue “cartucce al sacco” durante le lunghe scampagnate fuori sede alla ricerca di mod-chips alieni e Mystical Tango ha bisogno della sua dose quotidiana di LCD anche quando si trova appeso a testa in giù all’insegna del Caesars Palace in attesa della sua vittima. Ma tutto questo non giustifica la tolleranza verso chi ha continuato a svuotare le nostre Duracell con videogiochi portatili imbarazzanti quanto la scenata di Antonella Elia al cruciverbone. Stiamo parlando della Tiger Electronics Ltd. e dei suoi apostoli di sventura a cristalli liquidi conosciuti nel Belpaese come Gig Tiger.

Ma prima di iniziare, un valzer con Antonella e il suo movimento di fianchi!

http://www.dailymotion.com/video/x2gfjt1

THE DARK SIDE OF TETRO-GAMING

Facciamo un passo indietro nel 1976, la madre (MILF per alcuni)  di tutta la faccenda è nientemeno che Barbie. La testimonial plasticata della Mattel decide di far rottamare il mercedes fucsia di Ken per creare il primo videogioco portatile di sempre. L’attrezzo si chiama Mattel Auto Race (in omaggio al macchinone di Ken donato alla scienza) ed è questa cosa qui:

Una libidine, appunto. L’idea giunge fino ai giapponesi (quelli che sanno copiare bene e pregano San Gennaro) e il leggendario Sensei Gunpei Yokoi decide di vincere il tedio dei viaggi da pendolare sui treni supersonici nipponici creando la fortunata serie dei Game & Watch, ovvero la scintilla creativa originale delle portatili Nintendo. Tutto questo perché si annoiava sui treni giapponesi che viaggiano a velocità iperluce, possiamo ipotizzare che se questo fosse nato in Italia ci avrebbe fatto trovare il Nintendo DS sotto l’albero di Natale del 1980.

Game & Watch

“Mario e Luigi quando non si facevano di funghi e avevano un lavoro vero”

A questo punto della storia entrano in scena gli americani (quelli che sanno copiare male e pregano Ron Hubbard) con la Tiger Electronics, che fin da subito riesce ad accaparrarsi i diritti di sfruttamento di ogni tipo di proprietà intellettuale sul mercato, spaziando impunemente dal fumetto al cinema passando per i grandi titoli videoludici che stavano facendo la storia del settore. La Tiger decide di puntare su un marketing onnipresente sulle televisioni e fregandosene bellamente di migliorare la proposta Nintendo di Game & Watch decidendo addirittura di depotenziarla con una versione monoschermo del predecessore nipponico.

“Batteries non included”

In sostanza questi Tiger erano delle calcolatrici mascherate da videogame: fondale di gioco fisso disegnato sulla plastica, effetti sonori da elettroencefalografo e nessuna animazione vera e propria.Gli elementi di gioco comparivano sullo schermo LCD ogni volta che si pigiava il tasto giusto per l’azione, come nel caso di “Castlevania II: Simon’s Quest” dove il pulsante per la frusta faceva compariva direttamente il fermo immagine del braccio munito di frusta di fianco al Simon Belmont di turno.

castlevania_ii_tiger

“Ars macabra in LCD.”

Una gioia per gli occhi e per le orecchie, il tutto reso ancora più oltraggioso in un’epoca dove la calcolatrice tascabile aveva una reputazione impeccabile e venivano intonati inni suo onore, come dimostrato in questo omaggio del gruppo simbolo della Bit-Generation: i Kraftwerk, qui presentati da un impresentabile e cotonatissimo Jocelyn.

“Quando la Germania Ovest cantava l’Italia, senza austerity.”

La Tiger ha il suo picco di successo proprio nel 1987, l’anno in cui Sensei Gunpei (quello giapponese che si annoiava sui treni) decide di essersi stancato anche delle file interminabili alle poste e crea il leggendario Game Boy, la next big thing che polverizza tutti i concorrenti e rappresenterà lo standard del business per il successivo decennio. E’ tempo di correre ai ripari e cosa fanno quelli della Tiger? Assolutamente nulla! Continuano anzi a creare copie in serie dei suoi pseudo mini calculatori che di bello hanno solo l’artwork, basti vedere questa versione anno 1997 di Star Wars Imperial Assault.

ImperialtigerTiger: Star Wars Imperial Assault

“Expectation vs Reality”

Sempre puntuali e al passo con i tempi quelli della Tana delle Tigri pensarono bene di cavalcare l’onda dell’insuccesso del Nintendo Virtual Boy proponendo l’aggeggio più terribile mai associato al settore videoludico: R-Zone. Una fascia elastica da mettere in testa che proiettava su una lente simile allo scouter di Vegeta una versione ad infrarossi dei vecchi giochi Tiger. Dove stava l’innovazione? C’era un Joypad e la possibilità di cambiare le cartucce di gioco, e potevate avere tutto questo sacrificando solamente la retina del vostro occhio destro!

r-zone

“Fatturato del vostro oculista: over 9.000”

Erede della catastrofe di R-Zone è Game.Com, l’ultima console portatile firmata Tiger che voleva rivaleggiare con il Game Boy, senza considerare che il Game Boy era già uscito da dieci anni ed era prossimo ad evolversi nella sua versione definitiva a colori. Game.Com è scattosa, ha un gameplay spesso incomprensibile e verrà ricordata per il solo pregio di aver sdoganato il touch screen che tanto vi piace sgrillettare sui vostri cellulari made in Bangladesh.

“Le Scattality di Mortal Kombat Trilogy…senza Scorpion e Sub-Zero”

L’epopea anacronistica della Tiger si chiude con l’avvento del Millenium Bug. La Hasbro decide che è ora di finirla, si compra tutta la software house tigrata e la punisce affidandogli la creazione dei dislessici pupazzetti Furby.
Ma come alla fine di ogni puntata di He-Man vogliamo lasciarvi con una lezione di vita e visto che deleghiamo ogni compito pedagogico alla televisione vi presentiamo questa pubblicità di Sonic The Edgehog firmata Tiger, che ci ricorda che la distanza tra expectation e reality è quasi sempre incolmabile (stando a dei rumors dei nostri insiders in quel di Montecitorio pare che questo spot verrà utilizzato come fondamento del testo del prossimo DDL contro il cyber-bullismo)

“See you later!”

cummenda


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