Non ce la faccio, troppi ricordi… (di Starfox Mulder)
Se è vero che tutto ha una fine, a parte il conto in banca del Cummenda, necessariamente tutto ha avuto un inizio. Il day one, il bing bang videoludico, di questo sto parlando. Ora, il più rompicoglioni di voi tirerà fuori la storia di Pong ma io non parlo dell’inizio del videogame domestico o di qualche altro riferimento storico ben piantato nella memoria collettiva, vi parlo di un esperienza personale ed esclusiva: la mia prima volta!
Non ricordo che anno fosse, ero troppo piccolo per ricordarmelo, eppure ricordo che tenevo in mano un telecomando molto simile a quello della tv. Aveva dei numeri nel riquadro in alto con cui si direzionava il lancio del nostro disco ed una placca a pressione nella parte bassa con cui muovevamo il personaggio su schermo. Stavo giocando a Tron e lo stavo facendo su Intellivision Mattel. Sigla!
I Daft Punk ci ricordano l’unico motivo per cui apprezzare il secondo film…che non esiste!
Trama:
Kevin Flynn è un programmatore figo. Ha una sala giochi tutta sua, una bella bionda con cui filtra, un ex azienda che l’ha licenziato perché era troppo eroico e già per questo lo swag scorreva forte in lui. Come se non bastasse ad inizio film decide di intrufolarsi nell’azienda per cui lavorava al fine di recuperare le prove che l’attuale megadirettore galattico gli ha fregato i giochi spacciandoli per suoi. Purtroppo una volta dentro finisce colpito da un raggio per il teletrasporto che, invece di mandarlo 3m più in là e trasformarlo in un uomo-mosca, lo trasferisce dentro il computer della società. All’interno della “rete domestica”, il nostro scopre che è in atto una guerra tra il master control program (una sorta di cattivissimo orwelliano che vuole tutti ben sottomessi, tipo le donne per Adinolfi) e i fichissimi ribelli, capitanati da Tron, un programma creato ad hoc da un amico (rivale in amore) di Flynn. I buoni sono blu, i cattivi sono rossi. Facile e videoludicamente comprensibile.
Ma allora perché nel gioco hanno invertito i colori?

Gameplay:
Come avrete capito si tratta di un gioco su licenza, legato a doppio filo col film e concentrato unicamente sulla figura di Tron ed il suo disco da combattimento. Già perché l’eroe di cui abbiamo bisogno (e di cui ci meritiamo pure tiè) sia nel film che nel gioco è armato di un disco normalmente riposto sulla schiena quando sta a riposo ma adoperato a mo’ di frisbee contro i nemici in caso di combattimento. Con il disco possiamo attaccare o parare i colpi. Sì, ma come?
L’intellivision Mattel è un sistema particolarissimo, con pad già incorporati alla macchina e piuttosto strani rispetto a quanto visto in precedenza o in seguito. Il movimento del nostro protagonista non presenta particolari differenze da quelle del cassico gamepad ma l’attacco sì. Il tastierino numerica simil telefono ci permette un attacco preciso in tutte le otto direzioni mentre il tasto 5 centrale ci permette di parare. Ecco quindi che nella schermata vedremo aprirsi porte ai lati dello schermo dal colore Blu e fagocitanti nemici simili a noi che dovremo blastare rapidamente. Oltre ad uccidere gli ometti blu però sarà bene anche colpire tali porte dal momento che saremo in grado di farle diventare di colore verde permettendoci così di usarle come teletrasporto per giungere rapidamente nella parte opposta dello schermo, a patto che si sia fatto altrettanto con le porte apertesi di fronte ad esse. Questo gioco del crearsi delle vie di fuga è fondamentale perché ogni tot ondate di nemici verremo aggrediti da un intercettatore a forma di U ribaltata che ci ammazzerà senza tanta fatica. Per evitare il mostrone ci sono due vie: la prima consiste nel colpirlo precisi nel suo unico occhio gigante al centro del macchinone, la seconda fuggire da una porta del teletrasporto all’altra. Il primo metodo è il più difficile ma è l’unico che garantisce che a fine scontro i teletrasporti saranno ancora aperti, mentre se ci daremo alla fuga il mostrazzo li chiuderà tutti prima di allontanarsi.

Grafica e Sonoro:
Siamo a livelli minimi in tutto e per tutto. Non esiste soundtrack, solo effetti sonori di colpi lanciati, parati o morti varie. La grafica è efficace ma supercubettosa, con una sola schermata invariabile su cui accade tutto. Io non do voti, a quello ci pensa il mio collega coi soldi, però fatico a difendere il comparto audiovisivo di questo gioco.
Diciamo solo:efficace!

Longevità:
Osho diceva “Una volta i videogames non finivano mai, diventavano solo più difficili a mano a mano che si andava avanti, come la vita reale.” e questo gioco non fa eccezione. Qualche nemico più motivato, il conto dei punti che si alza e giù a sfidare gli amici a chi ce l’ha con più cifre. Quanto ci metterete a stancarvene? Va a gusti chiaramente, io lo trovo ad oggi una delle migliori esperienze per il bel macchinario con inserti in finto legno.

Reperibilità/Come cacchio ci gioco:
Qui mostro il mio disgusto per gli attuali emulatori dell’Intellivision. Capisco che si tratta di uno dei controller più infami di sempre da simulare ma a parte qualche eccezione da pc potete pure scordarvi di avere una simulazione decente su console (psp, jvx o qualsiasi cosa utilizziate). Ma poi di cosa stiamo parlando? Voi qui non emulate giusto? Allora sappiate che loose si trova sui 10€ mentre completo di scatola e manualetto tocca salire a 25€.

Concludendo:
Flynn ce la fa, non rimorchia la tipa ma ne esce vivo, ricco e più figo di prima. Ventotto anni dopo non è uscito un seguito del film, che infatti resta un capolavoro di ingenuità e sogni tipico degli anni 80.

Citazione
Lo voglio ai videogames finché non muore giocando!
(Master Control Program)
We’re a Great Dane family. Yes th17#&82ey;re big but they are laaaaazy and actually eat less than Labs and Shepherds (once they’re full grown). They’re great family dogs and get along wonderfully with kids. Plus who’s going to mess with your kids when there’s a Dane standing watch?! Love, love, love our dogs!!
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