NON E’ LA RAIDEN #7

Non è la raiden

Salut animali e benvenuti in mio attico. Entrate e lasciate fuori un po’ della povertà che recate. Spero mi scuserete se non mi unisco a voi, ma ho già cenato e non bevo mai vino…in cartone. Solo Château Cheval Blanc in calici di cristallo di Muntenia  per un generoso brindisi alla eterna e sanguigna nonvita di Castlevania, la dinastia Konami che festeggia i suoi 30 anni! In questo ottobre da paura dedicato alle fustiganti imprese della famiglia Belmont i Bit-elloni vestiranno i camici dell’AVIS per sottoporre ad un’approfondita analisi del sangue tutti i titoli più succulenti che fanno scattare sull’attenti i canini del Conte Dracula. Destatevi e non restati lì con i diti incrociati come il ragionier Fracchia di fronte alla succinta Contessina Oniria, pronta a svenarvi per tutta la nocte.  Facciamole salire la pressione e la libidine srotolandole tutto il nostro pedigree di secolari imprese nei ripetuti tentativi di sfratto ai danni del Conte e dei suoi decadenti coinquilini abusivi, senza dimenticare i preziosi suggerimenti di un vampiro nato raffinato come il nostro Donato Mitola, bello come Silvestro Stallone.

Sigla!

BEGINNING: IL RANOCCHIO CHE SI TRASFORMO’ IN CONTE

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Happīdeizu

La primavera è appena sbocciata nel 1969. Mentre in occidente si ballava con i Beatles e i Rolling Stones inveendo contro le scie chimiche al napalm sparse sul Vietnam, in oriente ci si riscaldava con il tepore degli incendi di Hanoi restandosene al sicuro nelle movimentatissime sale pachinko di Osaka, mentre nel juke box strombazzava la hit del momento: “Blue Light Yokohama”. Il juke box era gentilmente offerto e distribuito da una tripletta di imprenditori che aveva deciso di fondere le iniziali dei loro nomi in una Santissima Trinità che di sicuro non cambiò la storia dei juke box, ma che stravolse quella dei videogiochi. Gli onorevoli Kozuki, Nakama e Miyasako fondano la Konami, che qualche anno più tardi sostituirà le gettoniere dei giradischi a quelle dei cabinati per una svolta epocale avvenuta contemporaneamente all’arrivo di Fonzie e delle sue prodezze nel salto dello squalo. Nelle sale giochi giapponesi arrivano titoli come l’astro shoot’em up Scramble e il bizzarro Frogger, titolo di attraversamento pedonale dove si controllava un ardito ranocchio che sfidava lo sfrenato traffico nipponico saltellando fuori dalle strisce, incurante della propria incolumità manco fosse Marla Singer.

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Prepararsi ad evacuare l’anima

Con l’arrivo degli anni ’80 e con la fine dell’epoca d’oro dei videogames Konami decide di spostare la sua attenzione alle console casalinghe, pronte a conquistare i salotti e i portafogli di milioni di giocatori. L’avventura inizia prudentemente, riprendendo la formula di Scramble e adattandola nella nuova veste di Gradius, proprio lui. Poi come tutti i bravi giapponesi i nostri amici di Konami decidono di scopiazzare la formula vincente di Nintendo già sperimentata su Super Mario Bros. e Metroid ma dandole un tocco horrorifico, una exploitation selvaggia dei successi cinematografici del momento come la saga Evil Dead, le avventure di mezzanotte di Miriam, gli Zombie di Romero e ovviamente il più grande di questi capolavori: “Fracchia contro Dracula”. Il ranocchio di Frogger compie la sua metamorfosi trasformandosi in Dracula, Conte di Castlevania.

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“Vuoi essere la mia pole dancer?”

 BLOODY TEARS: CHE NOTTE ORRIBILE PER PRENDERSI IL MALOCCHIO

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Il secondo, tragico, Belmontozzi

E’ il 26 settembre 1986 e Akumajou Dracula arriva sui floppy del Famicom Disk System. Il Castello Diabolico di Dracula si prepara ad infestare le console di casa Nintendo con la sua orda di mostri disumani, domati solo dalle fruste dei videogiocatori intenti a controllare il cacciatore di vampiri Simon Belmont. Il successo è incredibile e Dracula conquista nel giro di un anno tutto il mondo, sbarcando in Europa e negli Stati Uniti a bordo delle cartucce del NES. Ed è proprio nel Nuovo Mondo che arriva la prima delle tante censure che il titolo Konami subirà negli anni a venire: il vice presidente della Konami USA Emil Heidkamp, terrorizzato dai riferimenti satanici presenti nel titolo originale, decide di ribattezzare il tutto come Castlevania. God Bless America, Devil Curse Castlevania.

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Samus Belmont

Le avventure di Simon Belmon non finiscono ovviamente con il leggendario primo capitolo. La Konami infatti si reinventa la formula di Castlevania nel seguito Simon’s Quest attingendo nuovamente alle idee di Metroid e diventando la pietra miliare di in un nuovo genere videoludico ribattezzato Metroidvania. Qui il nostro protagonista è vittima di un malocchio scagliato dallo stesso Conte Dracula al momento della sua distruzione. Simon’s Quest riprende solo apparentemente tutte le meccaniche del primo Castlevania, aggiungendo elementi rpg e la possibilità di esplorare le lande della Transilvania in completa libertà, ma con il terrore nel cuore temendo l’arrivo della notte e delle sfighe dovute al malocchio.

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AAA cercasi toy boy

Questo scenario degno di Fracchia la Belva Umana viene annunciato da quella che diventerà il più celebre tema musicale di tutta la serie: Bloody Tears. La canzone eredita tutta la libidine acustica cominciata con le composizioni di Kinuyo Yamashita nel primo capitolo, una musicista che scelse il nome d’arte di James Banana per celebrare l’autore della colonna sonora del Dracula di Christopher Lee. Le musiche di Castlevania sono state poi riproposte in una raffica di Remix, i migliori dei quali raccolti nella serie di dischi Perfect Selection, con le sontuose orchestrazioni di “Dracula New Classic” e le scapocciate metal di “Dracula Battle”. Ma ‘ndo vai se la banana non ce l’hai?

 

 FEAR HAS NO FORM, FEAR HAS NO NAME, BUT NOW FEAR HAS AN ADRESS: VIA DELLA SPIGA 666

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Rondò of Blood

Celebrando il memoriale della saga cinematografica di Dracula, che periodicamente si rigenerava con nuove incarnazioni su pellicola più o meno riuscite, anche Castlevania continuò la sua inarrestabile marcia al seguito delle imprese della dinastia Belmont contro le periodiche reincarnazioni del Conte Dracula. Se il primo Castlevania può essere paragonato al Nosferatu di Murnau, Simon’s Quest si nasconde minaccioso sotto il mantello di Bela Lugosi mentre il terzo capitolo, che riassume quanto di meglio venne fatto nei primi due, ci guarda con gli occhi spiritati del Nosferatu di Klaus Kinski. Non mancarono certo figuracce degne di Ezio Greggio alle prese con il Dracula morto e contento, basti pensare al pacchianissimo arcade di Haunted Castle o alla scattosissima versione Gameboy di Dracula Adventure, ma riguardo a quest’ultima avrà modo di sputare sentenze la nostra volpe mannara vestita da passacarte dell’FBI.

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Hammer Production is for losers

Castlevania III introdusse anche una piccola novità stilistica, nientemeno che il personaggio più noto di tutta la serie. Stiamo parlando ovviamente di Alucard, il figlio del Conte Dracula e parruccatissimo come Gary Oldman nel capolavoro di Coppola. Alucard sarà il protagonista che chiuderà il gran finale della sinfonia notturna dell’epopea Castlevana di Fine Millennio. L’avventura di Alucard segue le vicende di “Akumajō Dracula X Chi no Rondo”, il titolone per PC Engine con protagonista il teutonico Richter Belmont, da molti considerato il miglior titolo di tutta la serie (Cummenda compreso, tac!). In Symphony of The Night per Playstation, proprio come era successo per Simon’s Quest, verranno esaltate tutte le caratteristiche di Dracula X inserendole nuovamente in un contesto gdr, come sempre accompagnato da una trionfante colonna sonora dal sapore squisitamente neoclassico e metal.

Concludiamo la nostra retrospettiva sanguinaria con la cronaca di un fatto misterioso: qualche sera fa, durante un’apericena a base di insalata di gamberi e gambe di Islandesa, è comparso dinnanzi ai commensali lo spettro del Mystical Tango, a quanto pare perduto nell’oltretomba del post-Millenium Bug. Lo spirito inquieto ha sconvolto la nostra libidine annunciandoci che, dopo i graditissimi ma non del tutto riusciti tentativi in tre dimensioni di Castlevania 64, vi siano prove di nuove reincarnazioni del Conte Dracula anche dopo l’apocalisse videoludica dell’anno Duemila. Lo spettrale Tango narrava di una rivincita del Conte sulle console portatili e delirava inneggiando a titoli che avevano a che fare con Circoli Lunari o Aria di Tristezza. Inquietato da quest’ultimo maleodorante titolo ho cercato di scacciar via dalla testa il pensiero succulento di quella scappatella con Carmilla nelle terre dei Signori delle Ombre, ma il fascino della crudeltà sanguigna è duro a morire e siamo sicuri che prima o poi Castlevania risorgerà, in qualche sperduta sala pachinko di Osaka.

“See you later!”

cummenda


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