India, India, quante volte ti ho vista sulla cartina e ti ho sottovalutata (di Bionic Cummenda)
Esordiva così il monociglio più talentuoso della musica italiana in una celebre traccia del suo Meglio del meglio, confessando di aver sottostimato il potenziale geografico del subcontinente dei Pellerossa. Un errore tipico dei nostri connazionali dediti non solo alla musica che conta, ma anche alle regate su caravelle e alla battaglia navale FPS tra corazzate lagunari e pescherecci del Thiruvananthapuram. In verità dietro questo scioglilingua al sapore di curry si nasconde una metropoli, dove sorge addirittura una sorta di Area 51 così sofisticata da far diventare induista perfino quell’ateo-fasullo di Starfox Mulder. Ma noi occidentali non siamo certo le uniche vittime degli accidentali abbagli del Karma indù. Allo stesso modo del fraudolento ingegner De Tassis sommerso nelle le sabbie mobili del suo Natale in India e rimasto vittima della virulenta Vampira Maculatas scambiata per una coccinella, anche la Nintendo si è fatta recentemente pizzicare dopo aver deciso a sproposito di reincarnare la sua più esosa console di sempre in un mini-batanaglio in grado di contenere solo venti titoli. Nascosti dietro l’ingannevole velo di Maya intessuto con la cartamoneta del facile ma infruttuoso guadagno del tetro-gaming, quei venti titoli rimarranno l’unica e forse ultima testimonianza di un intero kamasutra di cartuccione da libidine precluse a milioni di giocatori che non potranno mai soffiarci sopra le loro alitate di piacere. In vostro soccorso giungono come sempre i Bit-elloni, con il loro avatāra della Trimurti Retroludica formata da Brahma Cummenda-Starfox Vishnulder-MystShival Tango e, coadiuvati dalle onnipresenti, molteplici e curatissime mani della nail artist Winona Kalìden, fanno lo striptease al velo di Maya delle buddhanate di casa Nintendo e vi mostrano che l’India non è solo la dieta respiriana di Mahatma Pannella o i pruriti della Maria Teresa, ma è anche terra di miliardi di centralinisti di call center che gridano un mantra in onore della reincarnazione di eroici decoder satellitari nel grande platform di Skyblazer!
Sigla!
Trama
Prima di sottoporvi la nuova offerta Bollywood Cinema+Primafila Platform è necessario fare un piccolo preambolo per giustificare la vostra inevitabile sottoscrizione al pacchetto Skyblazer. La programmazione prevede un politeismo di situazioni e livelli ambientati nel Bhagavadgita, ovvero il testo sacro induista che molti miscredenti confonderanno nella pronuncia con uno dei tanti nomi che si danno alle gite tra le peripatetiche. In questo caso la parte lesa della vicenda non è però una bagascia qualsiasi bensì Ariana, sacerdotessa mistica del razzismo biologico rapita e smanacciata dal demone Ashura, un pipistrellone a quattro braccia desideroso di resuscitare il Signore Oscuro Raglan, diavulo affetto da dolorosissime ragadi anali.

Al grido giustificatorio di “non sono razzista ma!” giunge in soccorso della mandrilla Ariana, grazie alla provvidenziale funzione On Demand, il nostro eroe-decoder: Sky. Dopo una serie di reincarnazioni illustri come porcospino blu, idraulico baffuto e cacciatore di vampiri BDSM, Sky è arrivato alla sua ultima incarnazione, ma per riuscire a raggiungere l’Illuminazione nel Nirvana del Platform dovrà risvegliare i poteri dei grandi asceti saltafossi del passato e scoprire il segreto palinsestico del sangue purissimo che scorre nelle sue vene, lo stesso appartenuto al suo grande antenato Sky-Lord, pseudonimo dello stregone dei mass media Ruper Murdoch.

Gameplay 8.5

1994: l’eterna lotta tra il bene e il male combattuta tra Nintendo e SEGA era al culmine e una serie di new challengers di grande spessore come il ringhiante Jaguar della rediviva Atari o il poliedrico e poligonale 3DO non vedevano l’ora di inserire il gettone e intromettersi nella partita. Chi si astiene dalla lotta, si sa, è un gran fijo di mignotta, ma in quella Royal Rumble di console c’era chi aveva astutamente scelto di aspettare a bordo ring ed entrare allo scadere per sfidare lo stremato vincitore soffiandogli la cintura di campione insieme all’egemonia sul Dominio Economico del business videoludico. Stiamo ovviamente parlando di Sony che, con la sua Imagesoft, pubblicava titoli per SEGA e Nintendo schierandosi all’occorrenza con chi era avanti nella corsa, un po’ come faceva l’UDC palleggiando tra Centrosinistra Genesis e Centrodestra SNES nel ping-pong casiniano e casinista della Seconda Repubblica Videoludica.

Figlio di Sony e del suo spericolato equilibrismo sul filo del vaffa è il cartuccione di Skyblazer, esclusiva Super Nes il cui sviluppo è affidato alla Ukiyotei di Kenshi Naruse, ex programmatore di Capcom. Ed è proprio agli invidiabili protagonisti dei titoloni del roster della casa di Osaka che Ukiyotei si ispira per il suo personalissimo action-platform MySky. Il nostro protagonista infatti si libera di elefanti dalla proboscide serpentina e di altri sgargianti ed eccentrici antagonisti induisti a suon di corcate alla curcuma, uno stile di combattimento tipico dell’India e reso celebre dal campione nazionale scelto da Capcom per il suo torneo di Slappe da Strada II’ Champion: l’elasticatissimo Dhalsim. Yogaaahh!

I pugni nelle mani non sono però l’unica risorsa del nostro eroe satellitare. Se è vero che il Buddha nelle sue precedenti incarnazioni è stato una scimmia, un coniglio e un sottosegretario al ministero della public enlightment and propagandhi, anche Sky non dimentica le sue vite passate sul pacchetto Premium Capcom di Tele+ e Stream, dove faceva free climbing sui muri come “Manolo” Firebrand o blastava laggente come mitraglietta MegaMenTana.

Per portare a termine la maratona del vostro ambizioso Progetto Dharma sarà necessario percorrere l’ottuplice sentiero dei power-up speciali, selezionabili proprio come le armi del robottino blu di Capcom e acquisibili anche in questo caso ogni volta che verrà sconfitto un boss. Ocio quindi e non lasciatevi sfuggire lo scatto-cometa che elude insidiosi ostacoli sempre presenti all’appello, il Sonic Boom di Guile e un dubbio rimedio curativo simile a quello usato dallo sprovveduto ingegner De Tassis inoculato sullo scroto come antidoto al morso della già citata Vampira Maculatas, letale insetto il cui veleno provoca gravi effetti collaterali come lo sfaldamento dei cojoni e il salto della prostata come fosse un tappo di Bollinger Bollywood Edition.
Grafica 9 e Sonoro 8.5

L’India non è solo bidonville e barbecue funerari a cielo aperto, ma può anche distinguersi vantando due esempi nazionali che rappresentano un binomio internazionale di eleganza e bellezza: il Cashmere e Aishwarya Rai. Il game design di Skyblazer sfila sulla passerella sfoggiando uno dei più riusciti completi grafic fashion che vestono con soverchio stile i migliori titoli Nintendo, questa volta non giriamo più la ruota del Samsara ma giriamo la moda con il Mode 7!

Grazie ai potenti mezzi del chip grafico del Super Nintendone, Sky riesce a decollare come lo Star Wing del nostro Volpetti Mulder passando attraverso cerchi volanti di diamanti e preziosi, collezionabili per incrementare il numero di vite e reincarnazioni utili ad affrontare i giganteschi boss di fine livello. Anche questi ultimi si avvalgono di strategici ritocchini in Mode 7 suggeriti dal visagista della diva Aishwarya, mascherando la loro mostruosità con dinamiche e avvincenti manovre basculanti che fanno sembrare gli scontri una maratona di libidine tantrica.

E dopo aver strofinato intensamente e passionalmente la lampada, quale desiderio ti salta in mente? Esatto! Mani giunte in preghiera sulla testa, pong laterale con la cabeza e movimento di anca-bacino in una balera di Bharatanatyam in pieno stile Non è la Rai Aishwarya. Scateniamoci in questa traccia dal succoso sapore bondiano di Octopussy!
Longevità 7.5

Nonostante la breve ma intensa durata del suo sgambettio Bollywood platform, Skyblazer riesce comunque a rendere sempre nuova e avvincente ogni partita e dipartita grazie alla mappa di gioco tracciata sullo stile di un grande classico j-rpg di Capcom: Breath Of Fire.

Che vogliate prima scalare il pirellone di Tarolisk o fare il pieno di carburante al Petrolith Castle sarà una vostra decisione self-service, la sequenza è irrilevante. Ocio però! Scovate i passaggi segreti, trovate tutti gli otto poteri speciali e risorgete con le ali della fenice pronti ad affrontare il faccione gigante di Raglan, per poi ricongiungervi nel lebensraum assieme alla bella Ariana. Io, tu e le svastiche.

Reperibilità/ Come cacchio ci gioco?

Non sullo Snes Mini ovviamente! Striscia il bancomat, animale, e fai una telefonata all’interprete di Nakata. La miglior versione per Snes è quella giapponese rinominata Karuraou e tradotta King Garuda, nome originale del nostro protagonista. Niente più abbonamento Sky e via il parabolone antiestetico per il vostro terrazzo da cinquecento metri quadri, in Karuraou non c’è il sangue finto da Parental Control e potrete rivivere l’epoca d’oro della televisione, dove l’unica e grandiosa alternativa al sistema a tre caste della Rai era il biscione Kundalini di Fininvest e dove Murdoch era solo il nome del giargiano col cappello dell’A-Team.

Concludendo
I Bit-elloni non intaseranno le linee dei fanboy dello Snes mini per convincerli a comprendere le Quattro Nobili Verità del Retrogaming, né li perseguiteranno tramite una fattucchiera come si usa fare tra le mamme haters di Elio. Concludiamo citando invece il Venerabile Dalai Lama, che ha sincretizzato in questo sublime teorema il suo Pensiero Decrescente sull’inevitabile declino del Kali Yuga del Tetrogaming.
Abbiamo console più grandi e joypad più piccoli;
più connettività e play store, ma meno tempo;
più lauree e partnership da cicciogamers, ma meno buon senso e buon gusto;
più conoscenza nozionistica, ma meno giudizio Gameplay-Grafica-Sonoro-Longevità;
più espertoni improvvisati di walkthrough, ma più problemi da Gamefaq;
più medipack, ma meno salute mentale.
Abbiamo fatto tutta la strada fino alla Rainbow Road e indietro, ma abbiamo problemi ad attraversare la strada per incontrare il nuovo vicino (o, meglio, la nuova vicina) per farci un multiplayer.
Costruiamo più computer per contenere più informazioni e produrre più copie che mai, ma abbiamo meno comunicazione.
Siamo migliorati sulla quantità di bit, ma peggiorati sulla qualità di hit.
Questi sono i tempi dei fast-food games su Smartphone e della digestione lenta da indigestione di Candy Crush;
dei grandi uomini su Twitter, ma dai piccoli e scarsi 140 caratteri;
profitti veloci da Trading Online for Voghera’s Casalinghes, ma relazioni di poco valore imprenditoriale.
È un tempo in cui c’è molto tetrogaming fuori dalla finestra, ma poco retrogaming nella stanza. Mentre si danza!
Una risposta a "Skyblazer (1994)"