Capitalism stole my virginity (di Bionic Cummenda)
Capitalismo. La sola sublime pronuncia di questo termine arricchisce il palato e rimbomba nelle orecchie degli animali proletari come il suono martellante del batacchio della campana di Wall Street. Rintocchi che ogni giorno scandiscono puntualmente la nascita, la crescita e la decrescita infelice di azioni, obbligazioni, nazioni e soddisfazioni. Il 99% degli occupanti abusivi presenti all’appello davanti al turgido colonnato del NYSE tenterà di convincervi della pericolosità del libero scambio di merci e servizi sventolandovi sotto il naso le deterministiche profezie del marxismo-lesionismo, additando ogni plusvalenza che riempie il vostro misero portagettoni come un sintomo della vostra adesione implicita all’Aristocrazia Finanziaria edificata sul sudore delle masse, proletarizzate dal giogo dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo e finalizzato all’accrescimento del Capitale.

Uè kulaki, scendete dalla pianta! Liberatevi dall’alienazione dei campi e delle officine e accomodatevi nell’esclusivo privé dell’1%, ovvero noi che possiamo farci l’aperitivo e l’after alla faccia e a spese del novantanovesimo percentile castigato dal logorio del precariato mestierante. Tumulatevi in cassa integrazione, inumate il leninismo e perdonate il latinismo: Capitale vien da caput, ovvero il capo di bestiame protagonista dei primi scambi commerciali tra onesti imprenditori che volevano fare fatturato grazie al pos-sesso di pecore, galline, capre, maiale e soprattutto vacche.

Cinque categorie di animali associabili non soltanto alla pastorizia ma anche al mestiere più antico del mondo, che ha per testimonial un altro esoso esemplare di fauna pascolante: la mandrilla cabriolet. Sempre aperta, of course. E se anche voi macachi volete arricchirvi, imparate da lei e svendete il vostro capitale umano alla Pornocrazia Finanziaria. Preparatevi a essere deflorati dal grosso cazzo della Legge di Mercato, benvenuti nell’Imperialismo Pacchiano di “Lula: The Sexy Empire”!
Sigla!
Trama
Il Colpo Grosso alla banca di quello sperduto paesino nel deserto del Nevada era più facile di una Ragazza Portafortuna che, da brava croupier, offre le sue ricchissime fiche (inevitabile francesismo) sul piano bar di Umbertone Smaila. Con lo sceriffo in libera uscita per una settimana dopo 10 anni di ininterrotto servizio e il suo non troppo sveglio vice a sostituirlo, eravate pronti a spazzolare il cavou della filiale locale e a portarvi via seicentomila presidenti spirati, da dividervi con la vostra squinzia Betty e il vostro amico mascellone Billy.

Billy però ha il grilletto facile e si lascia prendere dall’ansia da prestazione con un facial a base di piombo sulla fronte della guardia giurata di turno. Come se non bastasse l’auto si ferma di botto dopo una rocambolesca fuga nel deserto, di colpo diventate vittime del plot twist e scoprite che a Billy piace giocare anche con il grilletto della vostra Betty, che vi lascia nel bel mezzo del nulla e fugge con l’amico mascellone e i seicentomila presidenti che furono.

Bueno ritiro a Guadalupa rimandato e si ritorna allo squallido Motel Tropicana, mentre la tivvù diceva e cantava della fuga spericolata dei due complici inseguiti dall’FBI. E stavamo lì, dimmi dimmi, come dentro a un film? Esatto! Ecco che arriva lei, Lula, sopravvissuta al weinsteining selvaggio tra i divanetti carnivori dei produttori di Hollywood e arrivata in questo letamaio di città alla ricerca di altri perdenti come lei, e come voi. “Ciao Mister, posso sedermi con te?” Nulla in contrario, ma sicuramente non vi aspettavate che si sarebbe seduta sopra di voi. Stivalone aggressivo in pelle umana, shorts inguinali, canottiera bagnata appiccicata sui due mondi taglia 6 e labbra a canotto tipo pompa idrovora. Lula vi svuota prima la Tequila e poi le gonadi, poi vi riempie di buoni propositi di rivincita a base di un sano e soddisfacente sfruttamento della prostituzione. John “Engine” Carmack Dixit: “La trama in un videogioco, è come la trama in un film porno. Ti aspetti che ci sia, ma in fondo non serve a niente.”. Lula rilancia: è il porno con il videogioco intorno.

Gameplay 6.9

Con il corpo del reato dello sbirro che pesa sulla fedina penale e con il corpo da reato di Lula sulle federe del letto del Tropicana, siete pronti a ripartire verso la conquista dell’Impero del Porno dalle polverose strade di Seltonville, Nevada. Per prima cosa dovrete vedervela con l’affittacamere, che di giorno in giorno minaccerà lo sfratto manco fosse Roberto Carlino. Per scamparla non dovrete vendere sogni ma la solida realtà del meretricio, con Lula che si concederà a stimati professionisti che “tengono famiglia” e hanno malauguratamente firmato il contratto più sconveniente della loro vita: il matrimonio. Corona non perdona: distruggete le foto compromettenti in cambio di qualche bustarella consegnata nella privacy dei cessi pubblici ed ecco che l’estorsione viene immediatamente depenalizzata a felice rimedio per la tutela della vita coniugale. Tac!

Ocio però a non esagerare con ricatti e pestaggi di ubriaconi con annessa asportazione odontoiatrica di otturazioni d’oro da rivendere poi al banco dei pugni. Si rischia di finire al gabbio e ammanettati per un incontro fin troppo ravvicinato con le manie BDSM della vice sceriffa di turno, dotata di un manganellone strap-on esageratamente dotato da collaudare sul vostro (ancora per poco) illibato paraurti posteriore.

Meglio dedicarsi ad attività più lecite e licenziosamente barely legal, fotografando Lula in contorsionistiche pose osè sia in solo che in saffica compagnia di qualche pollastra della Ma’s Chiken Farm, ovvero la roulotte parcheggiata poco fuori città dove le gallinelle starnazzano il loro mantra “50 boca, 100 ammore” alla faccia della Buoncostume. Aggiungete a tutto questo qualche ovetto di piacere, frustini stile Vampire Killer e il temibile vibratore Arnie II Super Power, per vedere la liquidità del vostro conto corrente squirtare di piacere. Ora potete investire cinquantamila testoni in qualche sgamatissimo documento falso stile McLovin e far fessi i Federali, per trasferirvi in pole position tra le grandi produzioni da libidine di Las VegAss.

Grafica 7.7 e Sonoro 6.9

Dalla seconda fase fino al gran finale vedrete sfilare sul vostro appiccicosissimo casting couch una serie di mandrille più o meno esose, il tutto dipenderà da quanto vorrete investire per inserirle nel vostro business dal rating finanziario a tripla X. Vi mostriamo un contributo visivo del cast, tenete a portata di mano i vostri dieci piani di morbidezza e andateci piano con il gioco di mano, altrimenti l’onorario del vostro ortottista sarà più salato di una slinguazzata con la trisnonna.








I crepuscolari e scoloritissimi Cure hanno battezzato il loro disco “Pornography”, forse cercando di nobilitare il rapporto poco consenziente tra cinema sexy e musica impegnata. Anche in questo caso andiamo in bianco, ma non vogliamo sminuire le smanacciate sul mixer del nostro DJ e decidiamo di premiare il suo crossover tra pennellate funky e gemiti goderecci. Rage Against The Sex Machine. Gheroppa!
Longevità 6,9

Pensavate che l’attore porno fosse quel favoloso mestiere di libidine perpetua dove vi pagano l’equivalente di una Manovra Finanziaria per piombarvi delle ciccioline e sgommare in piazza Duomo su una limousine rossa come le luci del peccato? Negativo! “Lula: The Sexy Empire” vi riporterà con il batacchio per terra, mostrandovi un mondo di frustrazione continua dove dovrete fare i conti per ore con i problemi di autostima di attrici sottopagate, ma anche con attori più mosci e scoordinati di voi che provate a fare la pericolosissima posizione dello Shoryuken con quella stitica busta di fave della vostra morosa. Poopality in arrivo, Mister Fister.

Oggi il Cinema Modernissimo, domani il mondo. Se sarete abbastanza ambiziosi da produrre pellicole leggermente più eccitanti del sex tape di Farfallina Belen con quel lombrichino del suo amante, allora potrete inviare il vostro Sex Shuttle nello spazio e interrompere il palinsesto della prima serata con una gangbang a reti unificate che farà impennare l’Auditel come la moto di John Holmes.

Reperibilità / Come cacchio ci gioco?!
Cercatelo nel vostro sexy shop di figucia, oppure rivolgetevi alla rete e portatevelo a casa e a letto per qualche dollaro in più della tariffa ordinaria del centro massaggi con happy ending appena inaugurato nella Chinatown di via Canonica. Plovale pel cledele!

Concludendo

Forse i soldi non faranno la felicità, ma di sicuro la felicità non fa fatturato. Vi lasciamo con alcune dritte del Maestro Matt *Core, per tutti coloro che volessero cimentarsi nella sessantanovesima arte del porno. See you later, al prossimo Sperma Party multiplayer in compagnia di Lula (possibilmente senza la pula.). Ayeah!
Citazione:
“Il vero bomber non chiava perché ha la villa, ma si fa la villa chiavando.”