Chi era presente all’ultima serata-rave dei Bit-Elloni, caratteristica che generalmente corrisponde a incredibile fascino e bellezza, ha già avuto un’inconsapevole anteprima del tema di questo mese.
Siccome però chi c’era non sapeva dell’indizio nascosto, e inoltre gran parte dei nostri lettori non era presente (vuoi per la distanza, vuoi per il mancato raggiungimento del livello minimo di fascino richiesto), ve lo dico io: ad Aprile parleremo del Game Boy!
È infatti giunto il momento di omaggiare per bene una delle prime console portatili e tuttora la più famosa e più venduta. La magica scatoletta grigia, più ingombrante di un Nokia 3310 e meno illuminata delle Grotte di Onferno, seppe regalarci (a spese dei genitori) infinite ore di gioco e di gioia, slegate finalmente dal dover trovare un momento di tv libera tra la partita di calcio che piace a papà e la telenovela brasiliana che piace tanto alla mamma.

Ora capisco perchè mia mamma seguisse sta roba
Grazie al Game Boy potevamo finalmente giocare ovunque il Sole non fosse così splendente da far sparire lo schermo: nella nostra cameretta, al parco, nella sala d’attesa del dentista mentre si asciugano le piastrine dell’apparecchio, a scuola durante la ricreazione (e non).

O meglio, dovrei dire che potevATE giocare ovunque: già, perché i miei genitori, colti da un attacco di binarismo acuto, decisero che laddove mio fratello aveva ricevuto 3-4 console durante l’infanzia, io non potevo avere un dannatissimo Game Boy.
La motivazione ufficiale era che il Game Boy, a cui si giocava a distanza ravvicinata, mi avrebbe rovinato gli occhi ma non sono mai stata troppo convinta di questa scusa, soprattutto perché a parità di utilizzo dovetti affrontare la stessa “battaglia” per farmi regalare un walkman.
Fatto sta che passai tutte le elementari rosicando dietro ai miei compagni che in ogni momento utile sfoderavano il loro Game Boy; in particolare invidiavo il fatto che potessero giocare ai Pokèmon, una delle fisse della mia infanzia. Avevo tutto di quei piccoli mostriciattoli: carte da gioco, libri, gadget, pupazzi, videocassette… mancava solo la versione videoludica, a tal punto che una notte sognai di svegliarmi e trovare un Game Boy nel cassetto della biancheria!
Purtroppo il mio sogno non si realizzò mai e dovetti aspettare l’età adulta e una vaga autonomia economica per soddisfare la mia voglia di GB (che in questo caso non sta per Gran Bretagna): perché il retrogaming non è solo nostalgia ma anche riscatto!
Ma quali furono gli aspetti vincenti della portatilina di casa Nintendo, quelli che la resero una delle console più longeve della storia?
Oltre ai già citati vantaggi e comodità di una console portatile rispetto a una fissa, il Game Boy, includendo anche le sue “evoluzioni” come Game Boy Color e Game Boy Advance, poté contare su un parco-videogiochi di tutto rispetto, molti dei quali creati per altri supporti e trasposti su GB con risultati più o meno soddisfacenti (Castelvania, Legend of Zelda, Super Mario, Tetris, Batman solo per citarne alcuni).
Anche i suoi hardware e software si rivelarono una combinazione vincente, compensando l’uno le lacune dell’altro: non pensiate infatti che altre aziende, fiutati i big money che potevano essere generati da questo nuovo modo di giocare, non avessero provato a dire la loro!
Atari ci provò lanciando sul mercato Atari Lynx, una console portatile di livello, per certi versi, anche superiore al Game Boy: infatti lo batté sul tempo proponendosi direttamente con lo schermo a colori e retroilluminato e la possibilità di fare networking con gli amici. Tuttavia, queste caratteristiche rendevano il Lynx più costoso, più pesante e meno duraturo a livello di batterie, relegandolo a console di culto, apprezzata da pochi appassionati ma poco adatta a sfondare su scala mondiale.
Ben presto la Nintendo stessa passò al contrattacco, facendo tesoro delle lacune evidenziate dalla concorrenza e imparando due grandi lezioni: migliorarsi sempre, e possibilmente vendere il miglioramento separatamente (lezione imparata fin troppo bene, fino a giungere a creare pad col filo troppo corto e 2 giorni dopo mettere in vendita l’apposita prolunga…).
Ecco quindi che creò qualche accessorio che rimetteva il Game Boy “in pari” con le console nemiche e faceva anche deppiù: ci contestate lo schermo che non è retroilluminato? E noi proponiamo Light Boy, una lente da applicare sul display che illumina e ingrandisce! Vi vantate della possibilità di comunicare tra un Atari Lynx e l’altro? E noi creiamo il Game Link Cable, così non potrete accusarci di incoraggiare l’emarginazione e l’isolamento tra i nostri piccoli giocatori, anzi li costringeremo a interagire! Vinciamo la battaglia della longevità di carica? E noi rincariamo la dose e anticipiamo il concetto di power bank con Game Boy Battery Pack, un alimentatore da portare con sé che supporta le batterie ricaricabili!

Insomma, è chiaro che la Nintendo amò particolarmente questa sua creatura e dedicò parecchio tempo e denaro per investire su di lei e continuare ad evolverla, rassegnandosi a dismetterla ben 14 anni dopo il suo esordio!
Anche i Bit-Elloni hanno amato particolarmente il piccolo Game Boy, quindi continuate a seguirci per vedere cosa abbiamo da dire al riguardo!