USCITI DAL RETRO… PER ENTRARE NUOVAMENTE NELLE VOSTRE VITE! (by Bit-elloni)
Chi ci segue sporadicamente o da poco tempo potrebbe non sapere del periodo dell’anno in cui siamo così pigri da scordarci la nostra missione di vita (convincere la Apple a creare un Pippin mini, NdStarfox) e, magari perchè spossati da troppi mojito, ci rilassiamo al punto da metterci a giocare titoli usciti dopo il 2000.
COSAAAA? C’È VITA DOPO IL 2000?
Dipende da quale universo narrativo della DC Comics state vivendo in prima persona, nel nostro (Terra “Sardoncini e piadina”) no, ma date le recenti invenzioni del dottor Bunega (googlate) ci è possibile reperire software da altri universi.
In questi specifici periodi dell’anno, per tornare al discorso iniziale, è vero che siamo abbastanza pieni di impegni. Il più grosso lo scoprirete a breve, dal momento che fra appena 10 giorni inizierà UNA TRASMISSIONE DI NERDA, ma altri li scoverete lungo il percorso. Per questa breve attesa, godetevi qualche mini recensione su giochi da fare anche con console che puzzano un po’ troppo di nuovo.
HEAVY RAIN (PS3)
di Starfox Mulder
Are you ready to play Dance Dance Revolution in True Detective series?
Perchè, amiche ed amici, non è altro che questo il tanto decantato titolone Quantic Dreams. Innanzi tutto un po di storia: David Cage è un tizio che odia i videogiochi e quindi fa film interattivi.
Fine del momento storico.
La trama narrata nella pioggia pesante del titolo è quella di un padre che vede morire suo figlio (piangete bastardi) e per questo divorzia, perde la casa, si iscrive nelle fila di un partito che non è un partito ma più un movimento di cittadini indignati, e tutta quella serie di catastrofi che capitano abitualmente agli eroi “non eroi” della nostra epoca storica. Siccome la sfiga si autoalimenta, il nostro diverrà presto vittima (pure) del killer degli origami, che gli rapirà l’altro figlio durante il weekend in cui questi stava col papà. Crisi, disperazione, sospetto di averlo rapito per conto proprio, eccetera eccetera. Per fortuna la storia non verrà vissuta solo dal punto di vista della vittima, ruolo che Ethan Mars ricopre magistralmente, ma anche da quello di altri tre tizi che si troveranno coinvolti nei fatti: Scott Shelby, investigatore privato con lo stesso carisma di Kojack ma con più capelli; Norman Jayden, agente del F.B.I. con meno carisma di me ma con una pletora di oggetti tecnologici che rendono futile l’esistenza di Horatio Caine (come se già non lo fosse); Madison Paige, la bella giornalista che finirà per…basta spoilers!

GAMEPLAY
Heavy Rain è Dance Dance Revolution ma col pad al posto della pedana. Il gioco, come il precedente Fahrenheit sempre della Premiata Cinematografia Gabbioni, alterna momenti adventure, in cui muoveremo il nostro personaggio di turno facendolo interagire con cose e persone del circondario, a fasi action. Peccato che i responsabili dei sogni quantici siano convinti che action significhi dare l’imput al pad immediatamente dopo aver visto il medesimo su schermo. Compare un “premi triangolo”? E voi premete triangolo. Compare un “premi alternativamente L1 ed R1”? E voi eseguite da bravi soldatini. Se sbagliate il vostro personaggio le prende e le conseguenze potrebbero essere nefaste, financo alla morte da un certo punto del gioco in poi. Mentre nel precedente gioco della stessa software house l’illusione di finali alternativi era uno specchietto per le quaglie, in questo caso gli si deve concedere che davvero tocca essere attenti a quel che si fa, oppure aspettatevi di dover ricominciare il capitolo se non addirittura il gioco. Una mezza vagonata di finali e svolte di trama disponibili insomma, c’è di che entusiasmarvi.

CONCLUSIONI
David Cage killed the videogames stars.

Al netto dell’assenza di un gameplay vero, questo giochino ha una trama davvero ottima, con un colpo di scena finale (quello c’è a prescindere dalla strada che prenderete) assai valido. Usato costa poco e se avete una PS3 ve lo consiglio caldamente. Lo prendete, lo finite in un giorno di pioggia e lo rivendete il giorno dopo. Meglio di una serie da 6 episodi su Netflix.
HOLLOW KNIGHT (Pc, Nintendo Switch)
di Winona Raiden
Attenzione, maneggiare con cura: può provocare dipendenza
Sembra incredibile ma talvolta Winona (Raiden, l’originale e inimitabile) esce dal dark retroludico per entrare nel dark neoludico (neo il giusto)!
Sono avvenimenti che accadono di rado e l’ultima volta è successo proprio di recente!
Mi trovavo a vagare placidamente sulle pagine del gruppo Facebook Retrogaming Town quando un post ha attirato la mia attenzione: chi lo scriveva si diceva super entusiasta di questo gioco uscito nel 2017 ma fortemente ispirato al passato, in particolare al sottogenere metroidvania. Il ragazzo sosteneva che Hollow Knight, questo il titolo in oggetto, fosse uno dei suoi esponenti migliori da molto tempo a questa parte.
Attirata dalla grafica accattivante, metà goth metà kawaii, ho deciso di approfondire e sono finita in un tunnel tortuoso almeno quanto quelli che si esplorano durante lo svolgimento di Hollow Knight!
Immaginate dunque di prendere una manciata di Pokémon, affidarli a Tim Burton e dirgli di trasformarli in insetti e inserirli in un mondo malinconico, sotterraneo, diviso tra sogno e realtà.
Aggiungete una trama intricata che si svelerà poco a poco e avrete il vostro giocone!
GAMEPLAY
Come accennato, Hollow Knight rientra nel misterioso sottogenere dei metroidvania, ovvero: ci si muove come nei platform, avanzando in orizzontale e in verticale, ma il percorso non è affatto lineare e il mondo in cui si gioca viene rivelato poco a poco. Spesso e volentieri le strade sono sbarrate, chiuse o richiedono, per essere percorse, delle abilità da acquisire solo in seguito. Si torna quindi spessissimo sui propri passi (backtracking, per usare il termine gergale) e trovare le mappe dei vari ambienti è pressoché fondamentale.
Mentre cerchiamo di orientarci dobbiamo ovviamente sconfiggere numerosi nemici di diverse entità e portate: avversari “comuni”, boss e miniboss dai quali otterremo soldi da spendere nei negozi e vari item.
La difficoltà è alta, soprattutto all’inizio, e nelle prime fasi Hollow Knight può rivelarsi frustrante: ma tenete duro perché ben presto entrerete nella meccanica del gioco, otterrete utilissimi power up e riuscirete a superare anche l’insuperabile!
Un piccolo consiglio: quando perdete una vita, tornate sul luogo del “delitto” per affrontare il vostro fantasma, non ve ne pentirete!
CONCLUDENDO
Hollow Knight è la dimostrazione che anche il talento paga. Team Cherry, piccola squadra di sviluppatori australiani, è riuscita a realizzare il titolo grazie al crowfunding ma ben presto tutta la cura messa nell’opera è stata notata da un pubblico sempre maggiore, tanto da rendere Hollow Knight il gioco più scaricato sull’eShop Nintendo nel mese di Agosto 2018.
Tranquilli, se siete duri e puri e non avete acquistato la Switch, potete trovarlo su Steam, già arricchito dei 4 DLC usciti negli ultimi mesi!
MAJIN AND THE FORSAKEN KINGDOM (XBOX 360-PS3)
di Magnum CD-i
Come potete immaginare, anche il vostro Magnum si lascia ogni tanto coinvolgere da giochi moderni, soprattutto se rientrano nella categoria “perle incomprese”.
Oggi voglio parlare di un titolo poco noto, Majin and the Forsaken Kingdom, sviluppato da Game Republic ed uscito sotto etichetta Namco nel 2010 per Xbox 360 e PS3. Accostato varie volte a The Last Guardian (che è uscito alla fine sei anni dopo), il gioco è arrivato sugli scaffali in sordina ed oggi viene ricordato molto rado. Ma non tutti lo hanno dimenticato!
Ambientato nel classico mondo fantasy, Majin inizia raccontandoci di un regno felice e dell’arrivo improvviso di una misteriosa oscurità, che inghiotte uomini e creature, portando all’abbandono dell’intera regione. Passano cento anni; i discendenti degli esuli vivono nella paura degli esseri d’ombra, che li minacciano costantemente. Un giovane ladro, Tepeu, si avventura nel cuore del regno di tenebra, nella speranza di salvare il Majin, un potente guardiano dei tempi antichi. Solo lui infatti ha il potere di riportare la vita nelle terre desolate…
Graficamente Majin è senza dubbio un titolo accattivante. Pur non presentando alcuna caratteristica tecnica inedita o degna di nota, il gioco pone una grande enfasi sulle ambientazioni e sui personaggi, creando un’atmosfera che strizza l’occhio a classici come ICO ed i vari Zelda tridimensionali.
I protagonisti sono realizzati bene, così come buona parte dei livelli che attraverseremo. La direzione artistica è senza dubbio ispirata, tanto da farvi fermare spesso ad ammirare il panorama.
A livello audio troviamo un doppiaggio discreto, unito ad effetti sonori nella media. Il tutto viene però accompagnato da una colonna sonora di ottima qualità, che aiuta davvero a calarsi nel mondo di gioco.
Majin è quindi un titolo d’avventura/azione in terza persona. Dovremo attraversare le terre infestate, in compagnia del nostro fido Teotl (il nome del Majin), combattendo gli esseri d’ombra e risolvendo puzzle.
L’influenza di ICO si sente, ma il gioco mantiene comunque una propria identità. Tepeu avrà a disposizione due tipi di attacchi, uno debole ed uno forte, oltre alla possibilità di neutralizzare i nemici con un singolo colpo alle spalle, se sceglieremo una tattica silenziosa. Il fulcro del gioco però è ovviamente il rapporto con il Majin, che ci seguirà costantemente e ci aiuterà in ogni situazione. Potremo impartire al gigante semplici comandi, che lui generalmente seguirà (anche se ogni tanto prenderà l’iniziativa di testa sua). Sarà fondamentale far recuperare al Majin tutti i poteri, legati ai quattro elementi della terra e presenti nei livelli sotto forma di giganteschi frutti, in modo da farlo tornare potente come un tempo e ricacciare via l’oscurità. Oltre al combattimento, Teotl sarà essenziale anche per la risoluzione di puzzle, mai troppo complicati, ma sempre inseriti con intelligenza nel contesto.
Se l’oscurità dovesse inghiottirci, Majin avrà alcuni secondi per poterci purificare dalle tenebre ed evitare così il classico Game Over.
La durata del gioco è più che buona ed è aiutata dalla presenza di due diversi finali. Il titolo non è ovviamente perfetto, ma presenta un notevole backtracking dei livelli (nonostante dopo un po’ venga sbloccato un sistema di portali) e qualche reticenza sul comportamento del Majin, a volte un po’ troppo aggressivo. Nonostante questo però il gioco merita assolutamente di essere recuperato.
Dal vostro Magnum CD-i è tutto, alla prossima!!!
PinOut (iOS, Android)
di Bionic Cummenda
Ballbusting per flippati al neon
L’estate sta finendo. Questa tremenda presa di coscienza è un evento a dir poco drammatico per tutti noi volontari del playtest notturno sulla brandina in compagnia della mandrilla della Germania Ovest, ovvero il genere di immigrazione balneare che tutto il mondo ci invidia e per la quale lasciamo sempre un Porto Verde (quindi leghista) bello aperto in segno di accoglienza. L’unica consolazione come ogni anno è la ritrovata liberazione dai due peggiori mali che affliggono il bit-ellone mentre spadroneggia impunemente sulle spiagge della Romagna Retroludica: le zanzare grosse come la Ultima Weapon e il tormentone latino in autotune che ci fa rimpiangere i bei tempi del playback d’autore del Festivalbar. Per contrastare quest’ultima ordalia acustica che ogni anno si ripete come l’ingiusta tassa sulla seconda casa (ma che ne sapete voi proletari che vivete in subaffitto accampati nello scantinato dove vanno a suicidarsi i Sims?) vi abbiamo proposto una sintetizzatissima Mixtape 2064 dedicata alla libidine al neon fucsia della Synthwave, che potete trovare in allegato al rotocalco di scandali retroludici più letto dai tempi di TV Sorrisi & Canzoni: Non è la Raiden! E vogliamo rendere grazie alla band appena arruolata per la sigla della già anticipatissima Trasmissione di Nerda, il gruppone di post-atmo-metallari Built-In Obsolescence che vanta tra i suoi componenti il pluripremiato campione GianciottiCage del Bit-elloni Club e due leggende della Gara delle Batterie Elettroniche: Re Porcello e il Muggito del Coniglio. Nello specifico proprio il primo di questi ultimi due, voce grugnante e strillante della band, ci spiegò che quei piccoli e fragilissimi sottobicchieri di vetro chiamati smartphone potevano nascondere potenzialità retroludiche che il nostro carrozzatissimo Motorola DynaTac da un chilo poteva solo sognarsi. E non un retrogioco qualsiasi, ma addirittura il miglior revival in salsa retrowave dei flipperoni analogici che molestavamo in gioventù a colpi di anca-bacino fino a farci ballare l’occhio sul tilt. E allora via di ditate a raffica sullo schermo come Kenshiro sul capoccione chiodato di Jagger per sopravvivere alle insidie del più letale flipper a scorrimento di siempre: PinOut!

GAMEPLAY
Questa follia fosforescente nasce dall’idea degli sviluppatori di Mediocre, una software house che già dal nome ci ricorda un altro capolavoro di revival nostalgista nato tra le polveri radioattive post-apocalisse del 2000: Mad Max Fury Road. E se il ritorno di Rockatansky ci aveva fatto riconsiderare addirittura il feticismo per l’amputazione grazie alla rasatissima (abbiamo sempre preferito il pelo de furesta al Brasile, ma stavolta ci godiamo una botta di saudade) Imperator Furiosa, allo stesso modo gli smanettoni di Mediocre ci guidano alla riscoperta dell’antico piacere masochista del ballbusting contro le sponde rimbalzanti del flipper da sala. Tuttavia a differenza dei suoi predecessori PinOut non vi farà rischiare di perdere le palle vedendole poi tristemente rotolare nel sempre troppo largo corridoio tra le due levette. Si gioca con una sola pallina e la partita prosegue a scorrimento verticale attraverso una serie a oltranza di sezioni di gioco sempre più letali e assurde. Si passa dalle classiche sponde a rimbalzo fino ad arrivare a veri e propri cannoni direzionali che spareranno la vostra tormentatissima pallina su corridoi labirintici, che spesso e poco volentieri per voi riporteranno al punto di partenza.

Una salita verticale che è anche una corsa contro il tempo. Niente caccia al punteggio record come nei flipper tradizionali ma una battaglia per la crono-sopravvivenza, alla ricerca di power-up rallenta-tempo stile moviolone e secondi preziosi da aggiungere alla durata della partita. Potrete accumularli anche grazie ai ruffianissimi bonus stage che citano altri retro-capolavori come Defender e Out Run, non a caso quest’ultimo titolo è anche usato come sinonimo di Retrowave. Ed è proprio lei la vera protagonista di PinOut, la libidine Retrowave con le sue cinquanta sfumature di neon che illumineranno i vostri maldestri colpi di sponda accompagnati dalle distorsioni sintetiche della colonna sonora di Douglas Holmquist, diggiei ufficiale del retroclub gestito dai replicanti modello Nexus 6 di Mediocre. Moooseca!
CONCLUDENDO

“Its just enough to keep on trying. But not enough to keep from dying. But you’re still here and it still hurts. So you’d better try again.”
La sensualissima voce artificialmente modulata di Susanna Lundgren (lontana parente del Dolph, ocio che se allungate le mani vi spiezza in due) sottolinea in queste strofe tutta la frustrazione che dovrete sopportare nel proibitivo completamento di PinOut. Ma per una volta vi consigliamo di non tirar fuori gli sghei, anche gli amici di Mediocre sono nemici del pay-for-play e hanno deciso di renderlo disponibile solo ai perdenti che vogliono comprarsi l’illusione della sicurezza dei checkpoint. Il vero pinball wizard va avanti a oltranza su PinOut senza dover spendere un solo gettone e risparmia la paghetta per comprarsi la OST da sparare a palla sull’Alfetta Turbo a gravita zero. E si va a rimorchiare il nuovo modello elasticatissimo di Rachel appena sfornato dalla Tyrell Corporation, taaaac!
MAJIN AND THE FORSAKEN KINGDOM l’ho preso anni fa assieme a Deadly Premonition, il gigante se non ricordo male e doppiato da Pietro Ubaldi.
Sietr dei grandi.
Approved
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