GTA (before was cool) con gli insetti giganti! (di Starfox Mulder)
Adam Drake in cosplay di Judge Dredd.Da ieri ricevo messaggi preoccupati dai followers che mi chiedono come mai io non sia più su Facebook. Potrei inventarmi complicate cospirazioni per giustificare l’assenza ma la realtà è molto semplice e banale: sono stato rapito da artropodi alieni che mi tengono segregato in gabbia…ma mi lasciano usare il computer.
Trovandomi nell’impasse di dover scegliere se contattare subito i colleghi per farmi salvare o scrivere la recensione di Body Harvest mi pare evidente dove stiano le mie priorità. Prima però ascoltiamoci assieme gli inglesi Body Harvest. SIGLA!
Pacati, quasi ecclesiastici, in altre parole:
ANTEFATTO
La DMA Design (pure loro britannici) venne incaricata dalla Nintendo di sviluppare uno dei 13 giochi con cui sarebbe dovuta esser lanciata la nuova console a 64bit della casa di Kyoto, motivo per cui il gioco doveva esser pronto in teoria già nel 1995. Lasciamo perdere che non lo fosse, ma il ritardo effettivo di altri 3 anni sulla tabella di marcia fu dovuto non tanto alla lentezza dei DMA (oggi Rockstar North, segnatevi sto particolare) quanto al fatto che Nintendo stessa considerò il gioco inadatto al suo pubblico. Troppa violenza. Ok, ufficialmente si lamentarono del comparto tecnico grezzo ma sappiamo tutti che i tempi non erano ancora maturi per presentare una console “Mariesca” con un action adventure in cui si sparava ogni 15 secondi.

TRAMA

Siamo nel 2016 (è sempre bello quando il futuro all’interno di un gioco è il nostro passato) e la terra è stata distrutta. A compiere il misfatto è stata una razza aliena insettoide che si è presentata in vari punti della terra con intervalli di 25 anni ogni volta. In Grecia nel 1916, a Giava nel 1941, tra il Nevada e l’Arizona nel 1966 e in Siberia nel 1991. L’obbiettivo è quello di piazzare una cupola su un area delimitata e raccogliere tutti gli umani che si trovano al suo interno nel giro di un giorno (harvest – raccolto). Nel 2016 gli unici sopravvissuto della razza umana vivono in una stazione orbitante e, una volta attaccati dagli alieni a loro volta, fuggono utilizzando una macchina del tempo per tornare al primo attacco alieno rilevato e vanificarlo. Voi siete Adam Drake, uno di questi sopravvissuti con la caratteristica di esser stati geneticamente modificati per rappresentare una sorta di Master Chief ante-litteram.

GAMEPLAY
Il sottotitolo di questo articolo, nonchè il paragone più frequente quando si parla di Body Harvest, va a colpire nel segno velocemente per darvi una tara su quel che vi troverete davanti: BH è un action adventure in 3D con una struttura estremamente simile ai futuri GTA. Il giocatore utilizza Adam Drake, l’appiedato (ma subito ben armato) soldato dal futuro che arriva sulla terra per liberarla dagli alieni invasori. Appena atterrati ci verrà data la possibilità di gironzolare per la zona in pieno free-roaming, entrare nelle case, raccogliere oggetti (ed armi), parlare con le persone e “rubare” mezzi di trasporto. Ok, rubare non è il termine giusto dato che agli autoctoni andrà benissimo che vi impossessiate dei loro averi se in cambio li salverete da morte certa e di fatto nessuno chiamerà la polizia, ma tolto questo sviluppo di trama la dinamica è identica al suo successore.

Il controller del N64 si dimostra come sempre eccellente per tutto quello che è la parte di guida e trattandosi del 80% del gameplay direi che la scelta è azzeccatissima. Con A si accelera, con B si frena/fa retromarcia, con l’analogico si guida ed i tasti C sono delegati alla visuale o al salire/scendere dai mezzi. Il tasto Z è sempre quello per sparare (cosa che faremo anche mentre siamo al comando di vari mezzi) mentre il grilletto laterale R ci fa prendere la mira. Tutto molto intuitivo, tutto immediato.
La parte migliore del gameplay è la varietà incredibile di mezzi a nostra disposizione. Carri dei pompieri inutili per combattere gli alieni ma indispensabili per spegnere gli incendi che questi provocheranno, Tank da sbloccare dotati di un enorme potenza di fuoco ed anche una discreta lentezza, moto velocissime ma molto fragili, eccetera eccetera. Ogni scenario ha i suoi mezzi e non rinunceremo certo a quelli aerei o anfibi.

Il nostro tamarro può comunque anche andare a piedi ed è in quella modalità che si sviluppa la trama. Gli edifici sono tanti e comprendono abitazioni, grotte, templi e molto altro. Al loro interno spesso potremo reperire indispensabili oggetti o elementi di trama attraverso i libri o le persone con cui parleremo. La fretta in certi casi è indispensabile per portare a termine determinati obiettivi ma nella maggior parte del tempo ci sarà data occasione per esplorare liberamente.
Insomma, gli elementi che poi diverranno tipici del mondo di GTA c’erano già tutti, compresa la potenziale noia per chi non ama il genere.

GRAFICA E SONORO
Un mondo in 3D completamente esplorabile era qualcosa di assolutamente avveniristico per l’epoca e come tale va giudicato. Oggi può apparire un po’ scarno, afflitto spesso dalla solita nebbia “sessantaquattrista” e con effetti sonori non sempre all’altezza ma lì toccava fare dei compromessi. Di sicuro su 64 si vedrà di meglio ma non mi sento minimamente di condannare nulla sul fronte tecnico: era il primo del suo genere. Dovendo fare dei compromessi per far stare tutti quegli elementi in una misera cartuccia, sacrificare dei dettagli era una scelta accettabile. Stiamo comunque parlando di una buona resa generale e degli ottimi motivetti sonori, quindi: statece!

LONGEVITÀ
La domanda non è “quanto dura il gioco?” ma bensì “quanto saprà entusiasmarvi?”
Perché alla prima è facile rispondere: parecchio. I 5 scenari (l’ultimo è nello spazio, nel 2016) sono davvero vasti ed al loro interno non solo si può gironzolare liberamente per scoprirne tutti i segreti ma anche completare tutta una serie di missioni e sottomissioni, salvando il gioco solo dopo determinati passaggi chiave. Il guaio è che questo tipo di gioco poteva far colpo per la sua enorme originalità all’epoca in cui uscì ma oggi si notano tutte le rughe e se non siete davvero appassionati del genere rischiate di stufarvi in fretta. Certo, volendo si può soprassedere sul free roaming ed andare direttamente al punto, scelta che vi porterà a terminare il gioco in una quindicina di ore o poco più, ma perdendovi buona parte del fascino che convinse i fans.

REPERIBILITÀ/COME CACCHIO CI GIOCO
Tranquilli stavolta, il gioco è di facilissima reperibilità. Un bel loose ve lo portate a casa con 8-10€ mentre la versione completa gravita tra i 25 e i 50, a seconda della regione e delle condizioni. Nulla di proibitivo per ora.

CONCLUDENDO
Body Harvest è tra i giochi più strani ed originali apparsi sul Nintendo 64. Fa specie pensare che lo si valutò come titolo di lancio, considerato quanto già all’epoca fosse conservatrice Nintendo. Io non amo dar voti quindi non vi dirò che supera il distinto ma non arriva all’ottimo, limitandomi a far presente che se saprete calarvi nei panni di un adolescente del 1998 potreste finirci pesantemente sotto. Se invece guardate al passato con le esperienze di oggi, BH può fare da “libro di storia” ma difficilmente vi coinvolgerà a sufficienza per portarvi a terminarlo.
Ammazzare alieni insettoidi comunque è una pacchia.
Citazione:
A horror horde of Crawl-and-crush giants clawing out of the earth from mile-deep catacombs!
(Tag-line del film Them!, il precursore di tutti i film di insettoni)