Sconfiggere Satana con l’antica arte dei racchettoni! (di Starfox Mulder)

Welcome to 1991 ladies and gentlemen, quando la nuova console war della portabilità pareva ancora non avesse un solo ed unico vincitore (da lì all’eternità) e si potevano mangiare anche le fragole.
…
Ehi…cos’è successo? …Vasco sei tu?
Oddio non di nuovo.
Non è la prima volta che quel maledetto cerca di impossessarsi di me.
Uff, calma e gesso Starfox, torniamo al presente.

Winona mi informa che Ottobre sarà dedicato ai giochi cloni, tutta quella categoria di titoli che riprendono palesemente il gameplay di grandi classici e li copiano inserendoli in contesti più o meno differenti con scuse improbabili. Beh gente, in Devilish l’improbabilità è di casa, motivo per cui è decisamente arrivato il momento di inaugurare le recensioni per Game Gear (colpevolmente assenti fino ad oggi dal nostro roster). SIGLA
TRAMA
Un principe ed una principessa di un regno lontano si innamorano perdutamente l’uno dell’altra ma un demone, geloso dei loro sentimenti, li trasforma in una coppia di racchettoni.
Sì…è davvero questa la trama del gioco.
Cosa dovettero inventarsi quelli di Opera House per giustificare un clone di Breakout (o Arkanoid se preferite) rasenta il sublime kantiano della soggettistica. Il manuale ci informa che all’improvviso nacque una palla (così, a cazzo matto) che i due amanti potevano far rimbalzare contro le forze del male per conquistarsi la salvezza e tornare ad essere se stessi.

GAMEPLAY
Come per tutti i giochi di racchettoni, il 90% del gioco consiste nel far rimbalzare la pallina per evitare che cada sotto di noi, mandandola anzi a distruggere i blocchi che soprastanti, da qui il fatto che per lo più userete la croce direzionale per spostare il vostro set a destra e sinistra MAAAA in questo caso c’è un interessante variazione. Premendo uno dei due tasti funzioni del GameGear il nostro set di racchettoni prenderà una differente posizione, permettendoci non solo un rapido cambio di traiettoria della pallina colpita ma anche l’uscita da eventuali loop (tutt’altro che rari) in cui dovesse finire la sferica arma di distruzione di massa.

Lo scopo è arrivare in fondo allo stage ma non saremo costretti ad eliminare ogni blocco o mostro che ci si porrà di fronte (sì, zombie e demoni vari scorrazzano per lo schermo, come pure dei boss di fine livello) ma semplicemente farci breccia tra le fila nemiche. La velocità conta più della distruzione poiché il timer è tiranno e già superare il primo stage vi farà penare. Nessuno prima di oggi avrebbe immaginato quanto fosse dura la vita delle racchette.

GRAFICA E SONORO
Il GameGear nel 1991 era praticamente appena nato e si vede. Il comparto tecnico sta al minimo sindacale ma mostra comunque le capacità della macchina mostrando parecchi colori a schermo e permettendo che il tutto giri con grande fluidità. I motivetti sonori non sono poi affatto male, specie se affrontati sotto acido.

LONGEVITÀ
Sei livelli e due modalità di gioco: Storia e Time Trial. Nella prima toccherà risolvere tutti gli stage uno di fila all’altro mentre nella seconda li si affronta singolarmente (volendo sin da subito, cosa che la rende una modalità “tutorial”) cercando di ottenere i minori tempi possibili.
Non aspettatevi un gioco particolarmente lungo ma se non altro la sfida è di quelle elevate.

REPERIBILITÀ/COME CACCHIO CI GIOCO
La gioia dei giochi GameGear è che non di rado si trovano a poco in versione loose (5-8€ per questo). Saliamo a soli 20€ flessibili per il completo. Insomma: proprio per tutti in sto caso.

CONCLUDENDO
Da una trama improbabile vien fuori un’eccellente evoluzione del concetto lanciato da Breakout (o addirittura Pong) due decadi prima, calato in un mondo fantastico e capace di fornire i possessori di Sega Game Gear d’un esperienza leggera e votata alla portabilità. Una volta diventati bravi lo potrete portare a termine in pochissimo tempo, giusto quello necessario per farsi in metropolitana da casa a scuola (in un’ottica 90es, è chiaro), e passerete il resto del tempo a perfezionare i vostri record. Old school insomma, in un’Era in cui i giochi si stavano già evolvendo verso esperienze più impegnative poteva sembrare vetusto ma seppe farsi amare da una …generazione di sconvolti che non ha più santi ne eroi.
Siamo solo NOIIIIII…

Avevo il GameGear su un quaderno scrivevo mini recensioni diedi come punteggio 62 definendolo ” ridicolo flipper, discretamente giocabile”, bei ricordi quel portatile, ma dovetti comprare un’alimentatore, perchè ciucciava 6 stilo alla volta in pochissimo tempo.
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Potente quanto esoso di risorse, ma si poteva usare l’alimentatore del master system e ucciderne la portabilità.
Encomiabile il fatto che ti sia speso in un 2 dopo il 60 di pagella, come ad incoraggiarlo a far meglio.
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