Dragons Get Laid (di Bionic Cummenda)
La lunga cofana Badedas a girociapét di un plasticatissimo biondo da “Come on Barbie, let’s go Party”. Un panorama di elastici e trasparenze da Flawless Victoria’s Secret. Il tacco 33 centimetri di dimensione artistica e le scarpe da vrenzola che fanno arricciare le nari di Peppe Fetish. Un body a balconcino che tiene su un paio di nobili zinne che non si erano mai viste prima. Sei un mito Daphne, come la ninfa che la fece annusare ad Apollo per poi friendzonarlo rifugiandosi in una impresentabile e poco credibile scusa, che rivaleggia spudoratamente contro tutti i mal di testa del mondo: la metamorfosi in alloro. Il lauro vittorioso sulla sua metanfetaminica Rolls Royce come il pelvico Achille, che però in questo caso non è il protagonista del cartone animato che stiamo per trasmettervi in fascia non protetta. La nostra principessa Daphne non è una Troia (pardonnez-moi per il turpiloquio omerico) qualsiasi, e nemmeno una pescoccca di sta funga che fugge da un castello all’altro con l’idraulico. La poco credibile castità di Daphne è protetta dai mostri grossi che ci hanno donato crimini contro l’umanità come il finale del Trono di Spade o il violentissimo combinato disposto Austerity + Fiscal Compact: i Draghi. E chi potrà mai liberarci dal ricatto della BCE se non un ardito e valoroso Cavaliere che, con il suo prode scudiero Mangano, ha sfidato le Corti di tutta Europa?

Il mese dedicato all’animazione laser si chiude con l’alfiere del genere: Dragon’s Lair. E quale miglior modo per presentarlo se non con il nuovo videoclip animato dei nostri Atmo-Post-Metallari preferiti? Scapocciate duro con “Project: Almaz” dei Built-in Obsolescence! Taaac!
Sigla!
Trama

Il recente golpe finalizzato ad annettere l’Emilia-Romagna all’hinterland milanese è fallito per colpa di qualche saraghina al soldo di prodi produttori di mortadella. Il conseguente disarcionamento del nostro prestante Cavaliere Mascarato dopo aver impattato sulla soglia di sbarramento ci ha obbligati a scegliere un diverso ragazzo immagine per far fronte alle esose esigenze di fornicazione della nostra mandrilla principesca. Dirk the Daring è l’impavido spilungone dalla lunga scucchia e dall’altrettanto lunga spada pubica che non teme le fiammate di bazooka del Quantitative Easing ed è pronto a sfidare a testa alta l’inquilino della tana del Ministero del Tesoro: Singe.

Singe ha lanciato uno spietato ultimatum al nobile padre di Daphne, Re Aethelred. Se entro la chiusura di Piazza Affari non verrà ceduta la sovranità monetaria del regno alla Banca Centrale allora il drago si mangerà i cosciotti di Daphne al barbecue, con cottura a fuoco lento dentro la bolla di cristallo che imprigiona le nobili e invitanti terga della principessa. E allora alla pugna Dirk, o invece della libidine tra i paparazzi della Royal Family dovrai accontentarti di una solitaria e vigorosa pugna al vezzeggiativo.

Gameplay 7

Non è la prima volta che si parla di Dragon’s Lair sul nostro rotocalco retroludico. Era ancora vivo e vegan Mystical Tango quando si tiravano secchiate di bestemmie e disprezzo sulla poraccissima conversione NES, durante il mese bit-ellonico dedicato ai giochi penosi. Questa volta però Dirk non si muove a scatti come Cyber-Fantozzi in “Grandi Magazzini”, ma zompa animatamente tra le insidie del dungeon di Singe dribblando la Morte a ogni angolo.

Una pressione fuori tempo o una scelta sbagliata del percorso da seguire e Dirk diventerà un mucchietto d’ossa allo stesso modo del suo erede, l’altro spavaldo e poco vestito cavaliere protagonista di un altrettanto esoso mangiagettoni: Arthur di Ghosts ‘n Goblins. La logica è quella del “Quick Time Event”, e Dragon’s Lair è forse il capostipite di questa lunga tradizione di decisioni tremende del tipo Alfetta Turbo-BMW Iniezione, dove può scamparla solo chi ha una liquidità pronta all’appello per essere investita nel business e un rapido colpo d’ocio come il nostro yuppie Rambelli. Daphne la Velatissima, e vai fuori di gamba!

Grafica 10 e Sonoro 10

Il Pininfarina di turno è nientemeno che Don Bluth, il Padrino dell’animazione da bere già osannato da Starfox Mulder nella rece del seguito futuristico di Dragon’s Lair: Space Ace. E l’animazione del Don è una roba turbo veramente di categoria, che nel lontano 1983 spingeva così forte sui LaserDisc da causare problemi di lettura e addirittura l’esaurimento del disco stesso dopo sole 650 ore di gioco. Uè testine, ma di che vi lamentate voi che con una come la Daphne (ispirata alle conigliette di Playboy che fanno da badanti al nostro Ugo Hefner) non durereste neanche 650 centesimi di secondo? E il tic sul cronometro è da Pole Position!

E ora giargiano caccia giù gli sghei nella gettoniera che parte la réclame con tanto di vocione da Superclassifica Show per il primo videogioco della storia in stereo. Seymandi!
Longevità 9

Il Game Over è Arte in Dragon’s Lair. Morire è l’unico modo per scoprire la diritta via tra i tanti percorsi letali della tana di Singe. Tentacle Rape, il biscione Fininvest, il Circo Orfei al Napalm, le buche sulla Salaria, l’overdose di Mana, il Tetris sul dancefloor contro il Cavaliere Nero, il CononaNonperdona Virus e un codazzo di altre tragicomiche Fatality renderanno la vita di Dirk più breve del vostro ultimo proletarissimo contratto a tempo determinato.

Animale, vieni giù dalla pianta e non lasciarti ammosciare dal precariato. Per lo scontro finale contro il Drago dell’Inflazione serve un PIL bello dritto e in costante crescita, come lo spadone di Dirk ben sfoderato dopo aver salvato la principessa più libidinosa del reame.

Reperibilità/ come cacchio ci gioco?

Scegliere la miglior versione di Dragon’s Lair è come addentrarsi nei labirinti mortali del castello di Singe. Quella pataccata sul NES blastata dalla buonanima di Mystical Tango è solo uno dei povery tentativi di replicare il capolavoro d’animazione della Rick Dyer Industries. E a meno che non riusciate a trovare sul mercato nero un prototipo dell’Halcyon, la console prodotta dalla stessa RDI per riprodurre i LaserDisc alla perfezione, vi consigliamo il più diffuso e bello maschio Philips CD-i del nostro villosissimo Magnum. Altrimenti per tutti coloro che non vogliono fare la figura delle capre ignoranti o degli ateo fasulli di fronte agli Sgarbi Quotidiani è possibile trovare il cabinato originale di Dragon’s Lair allo Smithsonian Insitution, in buona compagnia di altri due monumenti retroludici come Pong e Pac-Man. E la Gioconda e Cecchi Paone…muti!

Concludendo

Macachi, siete ancora lì ingessati con le mandibole ad ammirare il pedigree di quella cavallona di Daphne? Negativo! Scordatevi il Bunga-Buckingham Palace e lasciatela montare da un vero Cavaliere del Joystick con abbastanza gettoni in tasca da comprarsi la Walt Disney Pictures per trasformarla poi in un brand extension nella Dingo Pictures. No entiende Dingo Pictures? N. C. S. ! Passatevi il piatto del LaserDisc e fatevi un bel tiro di Bim Bum Bamba. That’s All Proletarians!
Citazione:
“The studios will go wherever they smell money. It’s like sharks to the blood.” (Don Bluth e la Sharknado Economy)
Grandissimo pezzo di un gioco cult fatto con l’aiuto di un maestro della animazione, pensare che sul set del Ritorno dello Jedi per via del costume da schiava, Carrie Fisher (r.i.p) parole sue aveva paura che gli vedevano “la Florida”.
Daphne sembra ricalcata un pò su Marylin Monroe o le pin up degli anni ’50
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Non sarà la Florida di Leia ma ci esalterebbe una bella speedrun con Daphne e il suo Belsedere, provincia di Siena. Taaac!
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