Salve a tutti, carissimi amici Bitellonici. Sono sempre io, il vostro Magnum CD-i.
Per cause di forza maggiore, sono costretto a rimanere dentro la dependance di villa Masters.
Immaginerete che sia per la pandemia globale ed in parte avete ragione, ma sono anche ben nascosto per evitare di subire le ire della mia fiamma francesina, che mi ha sorpreso, piuttosto alticcio, a parlare con una ragazza al King Kamehameha Club. Con l’occasione, mi sono messo a spulciare una lunga serie di film, album musicali e soprattutto giochi. Tra questi, me ne è capitato uno che non avevo mai provato prima, ma di cui avevo sentito parlare nei lontani tempi in cui ero un Master Race: “Virus: The Game”.
Lo so, il nome non è dei più rassicuranti in questi tempi particolarmente pandemici, però il tipo di virus di cui parla il titolo è legato solo ai nostri buoni vecchi pc. Immaginate di giocare ad un gioco dove dovete salvare in prima persona il vostro hard disk, infettato da una moltitudine di simpatici programmi particolarmente aggressivi. Niente sudori freddi però, installando il titolo in questione non sarete colpiti da malware, ransomware o quant’altro. Quella che vivrete sarà ovviamente una simulazione d’invasione di virus, che dovrete fermare attraverso i vari livelli di gioco. La cosa che subito salta all’occhio è che ogni computer su cui lo installeremo regalerà un’esperienza diversa, dato che il titolo della Kidum Multimedia crea i livelli a seconda della struttura del nostro hard disk, utilizzando anche immagini e suoni presenti sopra (nascondete le decennali foto di donzelle procaci o le ritroverete in bella vista 😉 ).
Graficamente Virus non è davvero niente di particolare e si limita a fare il suo dovere, proponendoci ambienti labirintici, in cui ci sposteremo a 360 gradi (come in Descent) con un dettaglio assolutamente nella media per l’epoca (anzi, forse meno), sia per i fondali che per gli elementi poligonali ed i vari effetti presenti. La finestra di gioco poi è piuttosto ridotta, per permettere la presenza della barra “esplora risorse” sulla destra, che ci permette di orizzontarci nelle varie directory e sottodirectory in cui ci troviamo.
La parte più interessante è l’utilizzo di immagini prese direttamente dall’hard disk, che andranno ad arricchire i fondali della cartella su cui sono presenti, dandoci veramente l’impressione di navigare all’interno del nostro pc.
A livello audio non c’è poi molto da segnalare; una monotona e non particolarmente interessante colonna sonora ci accompagna nelle nostre avventure cybernetiche, insieme ad effetti assolutamente anonimi. Unico pregio la presenza di una voce femminile che ci fornisce informazioni utili. Da quello che ho capito il gioco dovrebbe sfruttare anche l’eventuale presenza di effetti audio e musiche (forse midi) nelle varie cartelle, ma non sono riuscito a testare questa funzione.
Virus: The Game è essenzialmente una fusione tra un titolo d’azione alla Descent, con il movimento a 360 gradi in un ambiente tridimensionale, ed uno strategico, visto che dal secondo livello in poi ci sarà chiesto di mantenere una vera e propria base. Dovremo costruire unità difensive e veicoli “miner”, che recupereranno kbyte dalle varie cartelle del computer, in modo da permetterci di accumulare risorse utili per il mantenimento del nostro avamposto. Sulla carta tutto questo è molto originale ed interessante, ma purtroppo il gioco presenta una serie di problemi su cui è difficile sorvolare. Gli ambienti in cui ci muoveremo sono stretti e richiederanno una discreta dose di abilità, altrimenti rimbalzeremo sulle pareti di continuo; la struttura molto labirintica delle cartelle dell’hard disk, inoltre, renderà la navigazione spesso molto difficoltosa, facendoci perdere spesso nell’abisso delle sottocartelle. L’intelligenza artificiale dei veicoli della nostra base sarà poi molto basica, tanto da non evitare neanche il fuoco nemico. L’unica soluzione è quella di non impostare l’autopilota, ma di guidarli direttamente, cosa che però rallenta e penalizza tutto il resto del gioco.
Tirando le somme, Virus: The Game è un titolo dalla grande originalità, che purtroppo si scontra con una realizzazione deficitaria che ne mina il divertimento. Il riscoprirlo però, in questo caso, potrebbe essere essenziale, perché così potrebbe spingere qualche sviluppatore a recuperare un’idea assolutamente interessante, mischiandola con un sistema di navigazione e controllo più moderno.
Anche per oggi il sole tramonta sulle meravigliose coste hawaiane, ma stavolta il poterlo vedere solo dalla finestra della dependance mi rattrista un po’. Forse è il caso di chiamare Monique e scusarmi, prima di trovarmi davvero nei guai. Se riesco a farci pace, potrò finalmente uscire in giardino senza il timore di trovarla appostata fra i cespugli. Ah, l’amour…
Alla prossima e mi raccomando: “Stay Hungry, Stay Obscure”
MAGNUM CD-i