Secondo la fisica, l’Atari 2600 non sarebbe in grado di far funzionare Entombed…ma Entombed non lo sa e giro lo stesso. (di Starfox Mulder)

Se vi dicessi che le meccaniche di come Entombed generi i suoi labirinti sono state soggetto di ricerca accademica?
Probabilmente nell’ordine mi rispondereste:
“esticazzi?”,
“i ricercatori si riconfermano persone con molto tempo da perdere” e
“ok, hai la mia attenzione”.
Ed è a te, caro terzo classificato che questa recensione si rivolge. Te che, come il sottoscritto, ami scavare nei recessi dei misteri retroludici. Prima però una breve recensione del gioco e, soprattutto, SIGLA!
TRAMA E GAMEPLAY
Tu e il tuo team di archeologi siete caduti nelle “catacombe degli zombi”, tipico posto in cui andare a far ricerche per conto della soprintendenza dei beni culturali, ed ovviamente indovinate da chi siete inseguiti? Non c’è tempo per guardarsi intorno, i diversamente vivi vi inseguono ed avete quindi fretta di raggiungere la salvezza…che essendo un gioco del 1982 non arriverà mai, ma in compenso diverrà sempre più difficile di minuto in minuto.

Il gameplay è semplicissimo: iniziate cadendo dall’alto e mano a mano il labirinto si genererà sotto di voi, nella parte bassa dello schermo, mentre dall’alto sarete costretti ad allontanarvi quanto prima o finire schiacciati (in teoria presi dagli assalitori). Lungo il percorso potreste incontrare degli zombie, da evitare in tutti i modi, o delle barrette in movimento chiamate “Make Break”. Raccogliete queste ultime ed avrete “munizioni” per l’unico uso che farete del pulsante Fire del joystick. Il Make Break vi permette di spaccare un pezzo di muro del labirinto a cui siete adiacenti e la cosa viene utile sia per fuggire dai nemici che per salvarvi letteralmente la vita. Non è detto infatti che riuscirete ad intuire quale percorso sia il migliore da prendere visto che non avrete una visione “globale” di quel che vi aspetta e sapete perché? Perché non ce l’ha manco il gioco stesso, genera il labirinto sul momento.

Nella parte bassa dello schermo potrete sempre tener visione del numero di Make Break a vostra disposizione (si parte con 1 ma poi se ne trovano lungo il percorso) e delle sessioni di labirinto visitate. Queste ultime sono sostanzialmente il punteggio, nonché unico stimolo per avanzare nelle partite. Ogni tot il labirinto finisce e ne ricomincia uno nuovo, con un diverso colore dei muri ed una velocità aumentata. Si arriverà velocemente al dungeon troppo veloce per essere affrontato…o magari dovrete solo fare più esercizio.

IL MISTERO
Eccomi giunto al perché questo gioco è un caso clinico.
Il labirinto è troppo “grande” per essere contenuto nella cartuccia da 4kb. Esiste un algoritmo che genera il gioco sul momento e lo proietta “specularmente”. Il lato destro e quello sinistro sono infatti specchiati lungo la linea centrale, ma anche ciò non basta a giustificarne lo stipamento in così poco spazio. I ricercatori hanno scoperto che l’algoritmo con cui è generato il labirinto comprende dei passaggi randomici e gli stessi possono generare dei punti invalicabili, capaci di portare a morte certa se non si possiede un Make Break. Hanno quindi interrogato il programmatore del gioco, Steven Sidley, il quale ha ammesso di non sapere come fa a funzionare il gioco poiché l’algoritmo gli fu dato da un altro programmatore di cui non ricorda il nome.
Questo curioso Mister X avrebbe detto a Sidley di aver escogitato l’algoritmo mentre era ubriaco, ricevendo come una sorta di illuminazione.
Il mistero non è quindi risolto, possiamo solo prendere nota del fatto che Entombed non dovrebbe poter stare in una cartuccia di soli 4kb di memoria, eppure ci sta e funziona benissimo.

CONCLUSIONE
Entombed non è esattamente un gioco eclatante. Ci potreste giocare qualche decina di minuti e poi lo riporrete in zona “grazie…un’altra volta magari”, eppure ha tutti gli ingredienti per una serata alcolica con gli amici a sfidarvi per il record migliore (c’è pure la modalità multiplayer, sia alternata che contemporanea): è semplicissimo e spinge al massimo sui riflessi.
Che ooook, non è esattamente un binomio perfetto quello riflessi/alcool, però dato il modo in cui è stato creato, forse un bicchiere o due se lo merita mentre ve lo godete!
