THE DARK EYE (Inscape – 1995)

Salve a tutti, miei cari fans Bit-ellonici. Sono sempre io, il vostro amato Magnum CD-i, pronto a portarvi nei reami più oscuri del mondo videoludico.
Siamo entrati nel mese di Ottobre, un periodo dell’anno dove gli appassionati di horror, perfettamente avvezzi a castelli gotici in rovina, John Carpenter e bizzarrie varie, vengono affiancati da una marea di giovani leve pronte a festeggiare Halloween, detta anche “La notte delle zucche intagliate”.
Anche qui alle Hawaii ci prepariamo per il grande evento, con la consueta allegria che contraddistingue questo luogo. Certo, quest’anno ridiamo tutti un po’ meno, ma almeno lasciamo che le zucche (o gli ananas) sorridano inquietantemente al posto nostro.

La notte più spaventosa dell’anno in versione hawaiana

Come avrete certamente notato, durante questo mese schiere di appassionati si prodigano nel parlare di horror in ogni forma, dal cinema alla letteratura, non disdegnando ovviamente i videogiochi.
Di solito i titoli presi in esame sono estremamente conosciuti: grandi classici che fanno scendere una lacrima a noi amanti del genere, oppure di piccole perle da riscoprire.
Nel mondo videoludico possiamo contare su un catalogo estremamente nutrito, che inizia con le avventure testuali sui computer ad 8-bit (come “The Lurking Horror” della Infocom), e si sviluppa nel corso di più di trent’anni, con giochi davvero per tutti i gusti.
Quello di cui vi parlerò oggi è un titolo particolarissimo, che affonda le sue radici nella letteratura ottocentesca e più precisamente nei racconti di Edgar Allan Poe, uno degli scrittori più importanti del suo tempo.

Edgar Allan Poe, scrittore di meraviglie

Autore prolifico dalla vita estremamente tormentata, Poe è uno dei capisaldi della narrativa del mistero ed è l’iniziatore del racconto poliziesco. Il suo lascito artistico ha attraversato e vinto il tempo, ispirando generazioni di autori: Baudelaire, Verlaine, Pascoli ed un certo Lovecraft (che magari avrete sentito nominare).

La suggestiva copertina del gioco

Siamo nel 1995 ed Inscape rilascia su PC e Mac uno dei più grandi omaggi che siano mai stati fatti al grande scrittore americano: THE DARK EYE, un’avventura grafica in prima persona dallo stile e dalle caratteristiche piuttosto particolari.

La curiosa villa di zio Edwin

La trama ci cala nei panni di un giovane senza nome, giunto a trovare lo zio Edwin in una villa fuori città.
La dimora è tutt’altro che accogliente, sembra anzi parzialmente in rovina.
Nella stessa giornata arriva anche Henry, fratello più giovane del protagonista, che è innamorato della cugina Elise e desidera sposarla. All’improvviso il nostro personaggio perde i sensi e si risveglia all’interno di un vero e proprio incubo.

Una delle location più suggestive

Graficamente The Dark Eye è un gioco assolutamente d’impatto. Gli ambienti sono ricreati con grande cura e presentano un’eccellente attenzione al dettaglio, unita ad una caratterizzazione che ne risalta l’aspetto onirico. Il gioco fa uso di schermate fisse e di filmati, che si fondono bene con le locazioni che visiteremo.

Benvenuto a casa

La parte più impressionante, però, riguarda i personaggi. Questi infatti sono pupazzi vestiti in maniera perfettamente coerente con il periodo storico, cosa che crea ancora più contrasto con i loro volti, realizzati in plastilina, con caratteristiche grottesche ed inquietanti ed animati in maniera eccellente tramite la stop motion. Questo elemento forte, unito agli ambienti davvero particolari, crea un’atmosfera strana ed inquietante, che ci seguirà lungo tutto il corso del gioco.

Lo zio Edwin intento a dipingere

Il comparto audio si avvale di effetti di buona qualità, uniti ad una notevole colonna sonora composta da Thomas Dolby, che aiuta non poco a calarsi nell’ambientazione. Assolutamente sorprendente è invece l’alta  qualità del doppiaggio (in inglese) dei personaggi, le cui voci sono ben caratterizzate ed ottimamente interpretate. Nel cast è presente anche lo scrittore ed artista William S. Burroughs, che oltre a doppiare lo zio Edwin recita anche due opere di Poe: il racconto “La maschera della morte rossa” e la poesia “Annabel Lee”.

Chi conosce Poe, sa a cosa si riferisce quest’illustrazione 😉

The Dark Eye è un’avventura grafica in prima persona; a livello superficiale sembra seguire le meccaniche tradizionali del genere, ma in realtà si focalizza più sull’esperienza narrativa che sulla risoluzione di puzzle. Questo si traduce in un’interattività più limitata rispetto alla media, ma a ciò corrisponde un aumento costante del coinvolgimento del giocatore nelle vicende narrate. Punto focale dell’intera esperienza è il doversi “immergere”, durante le fasi d’incubo, in tre diversi racconti di Poe: “Berenice”, “Il Barile di Amontillado” e “Il Cuore Rivelatore”. La caratteristica ancora più interessante è che dovremo viverli due volte, sia come vittima che come carnefice, e questo rende il tutto particolarmente originale ed interessante, nonché discretamente cupo ed inquietante, cosa a cui contribuiscono in maniera egregia i pupazzi animati in stop motion.

Io amavo quel buon vecchio. Egli non mi aveva mai fatto alcun male

La durata del gioco non è particolarmente elevata e non richiede particolari abilità nella risoluzione di enigmi cervellotici. Il punto centrale dell’esperienza è il viaggio del giocatore attraverso i racconti di Poe, e questo rende il titolo adatto anche ai neofiti, a patto che abbiano una minima conoscenza dei racconti trattati.

I segreti di Venezia

Nonostante l’alta qualità generale, The Dark Eye, alla sua uscita, passa totalmente inosservato; in Italia arriva in quantità estremamente limitate, con doppiaggio e testi in inglese (il manuale invece è in lingua italiana).  Col passare degli anni il gioco viene sempre più rivalutato dagli appassionati, ma rimane comunque sconosciuto alla maggior parte del pubblico ed è tutt’ora in attesa di essere riproposto su siti come Good Old Games o Steam.

Inizia l’incubo

The Dark Eye è un titolo con un’atmosfera unica, onirica ed inquietante, e rappresenta un omaggio sincero e rispettoso all’estro del grande Edgar Allan Poe. Se siete legati ai racconti dell’autore americano, o se vi piacciono le avventure grafiche a tema horror, ve lo consiglio senza riserve. Se la cosa invece non vi attira, provate comunque a dedicargli del tempo, sono sicuro che ne rimarrete sorpresi.  

L’infinita complessità della mente umana

Un altro giorno volge al termine, ma le mie ricerche sulle oscurità retroludiche continuano, visto che per ora i casi da seguire latitano. Stasera voglio provare a far giocare anche il buon Higgins, sia mai che la cosa possa entusiasmarlo.

A presto ragazzacci  e ricordate il nostro motto: “Stay hungry, stay obscure”.

MAGNUM CD-i




2 risposte a "THE DARK EYE (Inscape – 1995)"

  1. Ricordo di averne letto all’epoca sulle riviste, in particolare ho ben chiara in mente la schermata dove si murava vivo un tizio, mi sembra su TGM, ma tra i punti negativi c’era la mancanza della traduzione e la conoscenza della lingua era quella che era… Grazie per avermelo ricordato, penso proprio che lo recupererò 🙂

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    1. Sono contento di averglielo fatto riscoprire, io lo vidi da bambino sulla rivista Zeta, e da allora l’ho cercato finchè non sono riuscito a giocarlo! Mi faccia sapere cosa ne pensa 🙂

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