E’ ESATTAMENTE IL CONTRARIO

Saluti agropunk dal vostro Crusty Cage. E’ estate, agosto per la precisione, e veniamo da un anno (e mezzo) di deiezione animale. Sicuro ve ne state belli a quattro di spade al mare, a lucertolare come se nel vostro sangue scorresse azoto liquido, corteggiando la chimica e il raggio UV ed esplorando lo spettro cromatico del marrone. Già vi vedo sotto l’ombrellone scrutando chi passa, mangiando un ghiacciolo se siete a nord di Ancona e lasagne 8 strati con doppio ragù se siete a sud del capoluogo della international regione italica che prende il nome anglofono di “Brands”. Parole crociate in una mano, Green pass nell’altra. The Summer Is Magic!!

In tutto questo contesto, avreste mica voglia di un articolo riflessivo? Spero che la risposta sia NO, così almeno proverò gusto nel darvi fastidio. Oggi qua tira un garbinaccio che “si sta come dopo la doccia i capelli davanti al phon”, quindi odio tutti! Oggi inoltre nessuna immagine, ma solo video musicali!

Ho deciso di non parlare di videogiochi retro. Nessuno in redazione lo sa, probabilmente prenderò un cicchetto, ma uno più uno meno, sbat e caz come si dice in Romagna. Ho deciso di esternare una serie di miei pensieri, sempre lungo l’asse cronologia del passato, presente e (?) futuro. Non parlerò di uncinetto o dell’accoppiamento dell’Aye Aye tranquilli.

IL CASO D’USO

Partiamo con un po’ di teoria di progettazione software (e non solo). In informatica ogni progetto non banale vede tra le prime cose l’analisi dei “casi d’uso”, ovvero si studia il sistema, gli attori coinvolti e le interazioni che hanno tra di loro e con il sistema. Il bravo analista deve quindi capire cosa serve agli utenti e gli scenari in cui essi sono coinvolti e in interazione, per poi portarlo in tecnologia e creare così valore alle loro attività: meno errori, più velocità, meno gestione manuale ecc. Quindi tenete bene a mente questa cosa:

PROBLEMA → SOLUZIONE

IL PARADOSSO DELLA PIZZERIA

Faccio un esperimento con voi. Concentratevi. Tornate ai gloriosi anni 80 e 90. E’ sabato sera e arrivate in pizzeria. Un tavolo lungo come la muraglia cinese pieno di amici che vengono anche da altri comuni. Alcuni, incredibile, da fuori provincia addirittura, e ovviamente vi vedete solo nel week-end. C’è sempre chi non ha il senso del tempo, ma alla fine ci siete tutti e ordinate la pizza. Uno scenario comune, no?

Le pizzerie sono sempre quelle? Direi di sì… Gli amici esistono ancora? Direi di sì… Vedersi tutti alla stessa ora è importante per mangiare insieme? Direi di sì. Quindi questo scenario è lo stesso di 10-20-30-40 anni fa? Direi di sì.

Oggi come fareste ad organizzare una serata del genere? Probabilmente un gruppo su qualche app di messaggistica dove tra meme, spunte di “letto” senza risposta e chi fa solo casino o si incazza, regnerà il caos più totale. La metà paccherà, altri usciranno dal gruppo seccati per le troppe notifiche e qualcuno dirà “ho 280 messaggi non letti. Riassunto?” Infine voi, che avete tanta voglia di pizza, probabilmente passerete la sera con 3 amici se va bene, a parlare di quanto sia stato difficile organizzare la serata e criticando chi ha paccato.

Chiedetevi come avreste fatto, 10-20-30-40 anni fa, ad essere tutti lì, puntuali come le spade a mangiare la pizza tutti insieme, quando c’era solo il telefono fisso o il passaparola

AVERE UNA ESIGENZA VS SUBIRE UNA SOLUZIONE

Ora che abbiamo introdotto il caso d’uso e il paradosso della pizzeria, arriviamo al dunque. Nel ritrovarsi davanti ad una bella pizza fumante abbiamo un caso d’uso che coinvolge più utenti in un sistema con un fine e dei vincoli condivisi, ad esempio l’orario, ottimizzare le macchine ecc.

Cosa rende complessa oggi questa organizzazione rispetto a tanti anni fa, sebbene la tecnologia ci permetta di essere sempre connessi, inviare posizioni, prenotare con un click ecc? Semplicemente il fatto che, probabilmente, non ne avevamo bisogno. O meglio, le soluzioni che abbiamo sono troppe, confuse e non sono adatte al nostro caso d’uso.

“Subire” una soluzione ci rende nervosi e incapaci di trarne profitto, anzi probabilmente otteniamo l’effetto contrario: disordine, sfiducia, accidia e nervosismo. Tutto è troppo frenetico, abbiamo troppi stimoli e quindi portiamo avanti un sacco di attività, ma tutte malissimo!

Il caso d’uso è esattamente al contrario:

SOLUZIONE → PROBLEMA

LA LIBERTA’ DI ESSERE CHI VUOI

Internet è stato (ed è ancora) una rivoluzione epocale. Non starò qua a cantarne le lodi e le possibilità che offre, sarebbe solo allungare il brodo. Chi ha visto nascere, crescere e correre questo fenomeno non può che avere gridato al miracolo. Nulla ci ha reso cittadini del mondo come Internet.

Restando in-topic con l’articolo, vorrei solo mettere a confronto i social, che tanto bene conoscete, con i forum, che molti di voi conoscono. Sui social non spenderò grandi parole, piuttosto mi concentrerò sui forum. Premetto che esistono ancora, ma come fenomeno di massa sono, purtroppo, abbastanza in declino.

Sebbene la f**a o simili siano sempre stati un movente valido dall’alba dei tempi, al momento escludiamoli. Chi di voi si è iscritto ad un preciso forum non l’ha fatto a caso. Nessuno di voi ha tirato un dado e ha detto “oh bene, è uscito il 6. Mi iscrivo al forum di giardinaggio”. Avevate tutti una passione, che magari i vostri amici di una vita non appagavano, e allora ci si gettava tra le braccia di mamma Internet. Amavi la musica? Le arti marziali? La letteratura? C’era sempre il forum adatto a te e pieno di gente, troll e leoni da tastiera a parte, in sintonia con le tue passioni, che scrivevano in diretta da tutto il mondo. Abbiamo quindi un caso d’uso preciso

io utente voglio trovare una comunità con cui condividere la mia passione (problema) → Il forum (soluzione)

  • La fantasia nei forum. L’evoluzione è un processo molto lungo, basti pensare che per i nostri geni siamo ancora cacciatori e raccoglitori, e quindi se mangiamo tanto per il nostro metabolismo è meglio ingrassare, poichè magari domani la battuta di caccia/raccolta andrà male. L’uomo ha sempre usato la sua immaginazione insieme ai pochi strumenti espositivi di cui disponeva. I forum nel loro essere al passo con i tempi erano molto rudimentali: grandi muri di parole, poche immagini e si lavora di fantasia. Il cervello rimaneva attivo ed in linea con la nostra indole umana. Aggiungo che da quando usiamo il navigatore anche per andare in bagno, quando ne siamo sprovvisti ci perdiamo anche nella cabina del telefono…
  • La personalità nei forum. Non importava chi tu fossi, che reputazioni avessi, dove stessi vivendo, come ti fossi chiamato. Nulla. Tutto nel cesso. Si entrava nel ventre materno di “mamma Internet” e con un vagito digitale si ripartiva, ma a sto giro avendo un po’ più cognizione di causa di quando si era un trasformatore che mangiava e cagava tutto il giorno. Si poteva decidere chi si sarebbe stati e come ci si sarebbe chiamati. Nessuno doveva conoscere la tua faccia, non c’era bisogno: nelle tue parole avresti creato l’immagine di te. Potevi restare legato al tuo personaggio umano oppure distaccartene. Totale libertà. Amore a prima lettura si potrebbe dire. Un colpo di topic. Fulmine, torna il cielo, non servi a niente.

Nei social (parlo di utenti medi, no influencer o attività) non è l’esatto opposto?

  • Non sai perché sei li.
  • Non sai di cosa si parla
  • sei tu con il tuo nome in mezzo a gente che “””conosci””” e neanche saluti.
  • Sei in ansia per dei contatori che salgono e non sai nemmeno perché posti certi contenuti, però la foto te la fai 10 volte eh, mai sia che venga male.
  • Hai in mano qualcosa e cerchi di dargli un senso scrollando per ore
  • Ti sei iscritto e manco ti ricordi perchè… lo facevano tutti

E’ esattamente il contrario, e il paradosso della pizzeria è servito.

CONCLUSIONE

Le soluzioni esistono se esistono dei problemi che possono risolvere. Se nasce prima la soluzione, il problema che ci creeremo per rispondergli sarà sempre più grande e irrisolto e le nostre aspettative sempre più confuse e insoddisfatte. Facciamo mentre locale di tutto quello che ruota attorno a noi, di quante cose “comode” servano solo per rendere “semi-normali” processi folli e sistemi sempre più contorti, di quante dinamiche ci regolino la giornata senza che ce ne sia la vera necessità. App, servizi, notifiche, push, pull, il mondo in un click. Lungi da me dire che non servono, mi mancherebbe!! Però quanta tecnologia nel quotidiano ci serve e quanta invece ne subiamo?

Finiamo ricordando che se metti una crocetta nel posto sbagliato vieni sommerso da casinò, pillolone ingrossa pene e “Vanessa tutta calda” che abita a 300 metri da te. E soprattutto siamo tutti, tutti, tutti stressati e incazzati. Sempre stressati e incazzati. Buon ferragosto!!


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