Salve a tutti, o miei carissimi estimatori. Sono di nuovo io, il vostro adorato Magnum CD-i, e questa volta vi scrivo direttamente da Parigi. Cosa ci faccio qui? Molto semplice, sono venuto a conoscere i genitori di Monique. Dopo una piccola pausa di riflessione, ho capito che una persona straordinaria come lei difficilmente mi ricapiterà, quindi ho accettato di buon grado il suo invito.
I suoi genitori sono rimasti inizialmente interdetti, forse perché mi son presentato con il mio solito look, con tanto di camicia hawaiana rossa e baffo fluente.
In effetti il clima qui non è proprio come quello di Honolulu, soprattutto a Gennaio, per cui sono finito a letto con la febbre, scambiata ovviamente per covid. Mentre ci scherzavo sopra con Monique (che devo ammettere ha non poca pazienza col sottoscritto), mi sono accorto di un vecchio pc nell’angolo della sua cameretta. Vedere un buon Pentium II, contornato da monitor a tubo e casse stereo, ha subito acceso la mia curiosità. Quel computer, mi ha spiegato, era del padre, ma lei lo utilizzava spesso sia per studio che per gioco. I suoi genitori, tra l’altro, non l’hanno mai rimproverata, nonostante ci passasse molto più tempo del dovuto. Probabilmente la causa sarà il suo ottimo rendimento scolastico, a differenza del mio, che faceva acqua ovunque. All’interno di un buon box di cartone, sopra ad una mensola, c’era tutto il suo tesoro dell’epoca. Diversi giochi action e molte avventure grafiche. Ad un certo punto sono trasalito, perché ho visto il leggendario logo della Cryo, ricordandomi dov’ero. Lo Studio, infatti, era nato proprio qui a Parigi, dove aveva vissuto anni ruggenti, finiti purtroppo all’inizio del nuovo millennio.
Croce e delizia, le opere Cryo meriterebbero uno speciale tutto per loro, ma non siamo qui per questo.
Tra i giochi c’era infatti un mio ricordo d’infanzia sopito, The Devil Inside, uscito esclusivamente su PC nell’anno del cambio millennio e distribuito da Cryo, ma sviluppato da Gamesquad, studio francese fondato dal leggendario Hubert Chardot.
Chi è il buon Hubert? Lo sceneggiatore dei primi due Alone in the Dark, Shadow of the Comet,
Faust: I Sette Giochi dell’Anima, Voodoo Kid più un’altra decina abbondante di titoli, quasi tutti sotto etichetta Infogrames. The Devil Inside è un progetto scritto e diretto da lui, e nonostante la sua poca fama, odierna, lo ricordo con particolare affetto. Di cosa si tratta? Il tempo di lanciarlo sul pc di Monique (che funziona alla grande) e ve lo dico. Ah giusto, qui devo giocarlo in francese, ma lo trovate in tanti idiomi, italiano compreso.
Siamo nel 2010, sulle dorate coline di Hollywood. Una spettrale villa, Shadow Gate, teatro di fatti indicibili, è da poco diventata dimora di un’entità demoniaca chiamata Grimes. Nel circondario la gente ha paura e la polizia ha il timore di entrare nella proprietà? E allora…chi chiamerai????
Ma ovviamente Dave, con l’intera crew dello show dell’anno, è ovvio.
Il nostro protagonista è un ex poliziotto, che adesso lavora per un reality televisivo a tema horror, “THE DEVIL INSIDE” presentato da Jack T. Ripper, che si occupa di casi decisamente fuori dalle righe, che finiscono spesso in piombo, sangue, possessioni e sbudellamenti vari. L’audience schizza alle stelle, il male batte i denti, e i benpensanti cambiano canale. Poco importa. Questa sera il nostro eroe farà il suo trionfale ingresso alla villa, pronto a estirpare il male una volta per tutte, accompagnato dal fido cameraman e dal piccolo drone, che seguiranno passo per passo il nostro Truman Burbank consenziente. Ma il nostro Dave non sarà solo nella sua impresa, perché dentro di lui si nasconde Deva, una diavolessa con un proprio tornaconto personale, pronta a prendere il suo posto al primo pentacolo demoniaco disponibile. Una coppia che scoppia, anzi, che fa scoppiare i mostri (letteralmente).
Graficamente il titolo rientra nella media del periodo, con personaggi nella media e mostri dalla resa e varietà più che soddisfacente, soprattutto in fatto di smembramenti (vanno in pezzi che è una bellezza). Gli effetti grafici non sono niente di particolare e soprattutto all’inizio, l’ambientazione non sembra poi così efficace. Tutto poi cambia dopo il nostro ingresso nella villa, i cui interni sono invece realizzati con cura, varietà e minuzia. Il buon Hubert ha d’altronde contribuito a creare il survival horror, quindi cosa vi aspettavate? L’unico aspetto davvero fastidioso, sono dei momenti di blocco momentaneo in caso di sequenze scriptate. La cosa dura pochi attimi, ma alla lunga infastidisce. Il tutto è poi accompagnato dalla presenza, nei momenti più significativi, del presentatore, che commenterà dallo studio la situazione.
A livello audio, troviamo un doppiaggio in inglese (ma anche francese) di buona qualità, mentre quello nostrano si rivela abbastanza nella media, senza guizzi e con diverse cadute. Gli effetti sonori sono di discreta fattura, mentre l’accompagnamento musicale si giostra bene tra l’horror e la parte dedicata allo show, che fa capolino ogni tanto, insieme ai rumorosi schiamazzi del pubblico.
The Devil Inside è un gioco d’azione in terza persona, con qualche elemento d’avventura e una contingente atmosfera horror da B-movie. Nei panni di Dave (e Deva), dovremo farci strada attraverso gli orrori della magione “Shadow Gate”, in cerca del suo nuovo demoniaco proprietario.
Davanti a noi compariranno zombie, poltergeist e creature di ogni genere, che saranno ben liete di ricevere tonnellate di piombo (da Dave) o di essere sbudellate dalle arti magiche (Deva).
Il nostro eroe avrà munizioni abbondanti (ma non infinite) ed armi con puntatore laser, in modo da colpire strategicamente i punti vitali di ogni creatura (Dead Space scansati). Potrete quindi sfogare la vostra cattiveria sulle orride creature, facendo esaltare il pubblico a casa, che vi applaudirà per le uccisioni più spettacolari. I colpi andati a segno, in caso di particolare efficacia, saranno persino accompagnati dal bullet time, che vi mostrerà il risultato della carneficina per farvi esaltare meglio, anticipando di un anno e qualcosa l’uso dell’effetto nel leggendario Max Payne. Deva invece utilizzerà arti magiche e dovrà stare attenta a non finire la sua riserva di potere, comunque rimpinguabile consumando le anime dei non morti. Sarà fondamentale esplorare le diverse locazioni, in modo da trovare oggetti per proseguire, nonché munizioni e kit di pronto soccorso, in modo da evitare la nostra dipartita. Non mancheranno inoltre lettere e documenti,che ci aiuteranno a ricostruire la storia della villa e delle creature che la abitano.
Ad accompagnarci ci sarà il fido cameraman, che però sarà costantemente a rischio di subire attacchi da parte delle creature. Starà a noi proteggerlo (se ne avremo voglia) e potremo persino utilizzare la visuale della sua macchina da presa; soluzione poco pratica ma certamente coreografica. I salvataggi saranno garantiti dalla presenza di televisori, con cui potremo interagire e che ci permetteranno di registrare la nostra posizione, anche perché il gioco non è proprio facilissimo (ma si può comunque scegliere il livello di difficoltà).
Tutto perfetto quindi? Ovviamente non proprio; al di là di una certa legnosità nei movimenti, abbastanza scusabile, troviamo sporadici bug e glitch, nonché gli sporadici blocchi momentanei in caso di sequenze scriptate col motore del gioco. Tutte cose che non inficiano l’esperienza, ma comunque da segnalare. Anche l’approfondimento dei personaggi non è proprio il massimo (soprattutto di Deva) ma questo non inficia il divertimento e l’atmosfera, deliziosamente da B-movie, ma con alcune simpatiche zampate di creatività. Il gioco non è particolarmente lungo, anzi, ma risulta comunque ampiamente rigiocabile ed offre un divertimento tutt’altro che scontato. Se vi capita dateci un’occhiata, non rimarrete delusi.
Sembrerà strano, ma rigiocarci dopo tanti anni, in compagnia di Monique (anche se in francese), mi ha davvero divertito. Nulla di irrinunciabile ovviamente, ma sono contento di averlo riscoperto. La cosa però che adesso mi intriga davvero è giocare al suo “seguito putativo” del 2001, basato stavolta sul franchise filmico “Dal tramonto all’alba”. Ho già vinto un’asta su Ebay, quindi a breve vi farò sapere.
Un grande ringraziamento al buon Chardot ed al suo team, che mi hanno permesso di rivivere attimi felici della mia gioventù, conditi con quella sana violenza (videoludica) che un giovane ribelle di allora non poteva non apprezzare. Tanti auguri di buon anno dal vostro Magnum (a riposo forzato) e dalla dolce Monique, che mi sta facendo scoprire un sacco di perle di rara beltà.
Siate buoni e, soprattutto, recuperate un po’ di roba oscura, così fate contento zio Magnum e fate del bene alla sua causa. Aloha!!!!
MAGNUM CD-i
Sembra un gioco molto divertente 🤣
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In effetti lo è, va preso per il verso giusto ma è simpatico 😎
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