Saluti agropunk dal vostro Crusty Cage. Febbraio, mese abbastanza anonimo, diciamocela tutta: il panettone diventa un dolce ricordo, è ancora troppo presto perchè diventi una dolce attesa e Pasqua ovviamente non è nei radar. Siccome non si sa bene che cosa fare, almeno si ha avuto la decenza di farlo durare 28 giorni (29 negli anni bisesti ma sempre funesti). Come ben si sa però, l’uomo non può lasciare un mese a sé stesso, no… ci deve sempre mettere qualcosa di suo. Ed ecco quindi la festa più commerciale e senza senso del creato: San Valentino! Pletore di coppie agghindate a festa si giurano amore eterno davanti menù raffinati e preparati con tanto ammmmoooooore, soprattutto al momento della stampa del conto. Per non parlare poi del regalo comandato che fa scattare il misuratore del “ma quanto mi ami??”. Capitalismo applicato al sentimento for expert. Lo stai facendo bene!
Bene. Siamo carichi a molla per questo nuovo appuntamento. Oggi il vostro Crusty Cage vi riporta nel tempio dei cabinati, nostro santuario ormai divenuto luogo in rovina, pieno di decadenti macchine sforna ticket al fine di vincere penne tarocche che colorano di verde. Un tempo questi posti erano magia, desiderio, divertimento e senso di appartenenza. Un luogo liturgico con l’altare a forma di tavolo da biliardo per la stecca, che ho avuto la fortuna di vivere nei suoi anni d’oro! Piccolo aneddoto. Quando guardavo le partite di altre persone ero solito con le mani toccare il sotto dello sgabello perché era morbidoso!! Scoprii poi che era pieno di cicche (o gomme da masticare, in Romagna le chiamiamo cicche ma penso che nel resto d’Italia la cicca sia la sigaretta…sbaglio?) attaccate da chissà quanto. Tutti anticorpi!!
I giochi che oggi voglio riportare sono titoli che hanno veramente senso solo se giocati arcade. Mi riferisco ad esperienze video ludiche con periferiche di interazione diverse dalla solita levetta e dai consueti tasti. Nello specifico oggi parleremo di giochi con una interazione molto fisica! Quei titoli insomma in cui bisogna sudare e faticare per eccellere. Ciancio alle bande… mooooseca! A fine di ogni paragrafo un video perchè spesso una immagine vale più di mille parole.
PANIC PARK
Come non iniziare questa breve (e non esaustiva….) rassegna senza parlare di Panic Park. Il gioco vide la luce nel 1998 e fu sviluppato da Namco per arcade.
Il gioco: nulla di troppo sofisticato. Si può giocare single player (niente di che…) o in due giocatori (e qui scatta la vera libidine). I due personaggi sono due avatar abbastanza anonimi di colore rispettivamente rosso e blu che si chiamano, fantasia portami via, Red e Blue. Lo scopo è quello di vincere il trofeo finale superando i vari livelli composti da mini giochi. I vari mini giochi sono di diversa natura ed è il computer a scegliere, casualmente, il livello di difficoltà tra facile, medio e difficile. L’unica costante è l’estrema dinamicità degli avatar che non possono mai stare fermi e DEVONO, in multiplayer, infastidire l’avversario in ogni modo. Di seguito le principali categorie di mini gioco:
- Raccolta: vince chi arriva alla fine del livello avendo raccolto il maggior numero di monete. Si ha un numero di vite predefinito e ad ogni incontro con un nemico o un ostacolo si perde una vita e anche un tot di monete raccolte. Finite le vite il giocatore smette di partecipare al mini gioco.
- Corsa: bisogna arrivare al traguardo senza perdere tutte le vite (o l’unica disponibile) evitando ostacoli a difficoltà crescente come cactus, scariche elettriche, muri infuocati, ponti che si restringono ecc..
- Sopravvivenza: si è in balia di qualcosa di molto pericoloso e si deve sopravvivere. Ad esempio evitare di essere schiacciati malissimo da dei martelloni.
Gameplay: siamo arrivati al momento interessante. Le periferiche di interazione sono due manopole a scorrimento orizzontale che condividono la stessa guida. Come potrete bene immaginare quindi ci si schianta uno contro l’altro volentieri!! Ogni livello, giusto per incitare un po’ la combattività, inizia con l’immagine delle due leve che si scontrano e la scritta “Push One Another!”.
Longevità: un po’ scarsa. 7 Livelli in singolo e 5 livelli in doppio… se si arriva alla fine. Poi ovviamente tra una partita e l’altra cambiano i mini giochi, ma non è comunque il gioco in cui perdi le ore. Arrivi con gli amici, fai qualche partita e ci si fanno delle grasse risate! Finito lì… e credetemi, ne vale davvero la pena!
Come cacchio ci gioco: Cercatelo in qualche sala giochi. Ancora si trova!!
BISHI BASHI
Questo titolo mi ha sempre divertito molto. Bishi Bashi è una serie di videogiochi prodotta da Konami, che vide la luce la prima volta nel 1996. Inizialmente i titoli furono sviluppati per arcade per poi approdare anche su Playstation. Sebbene sia divertente anche su PS1 giocarlo arcade è tutta un’altra cosa!
Il gioco: anche qui nessuna trama alla Final Fantasy. Una serie di mini giochi tutti sconnessi tra loro, alcuni veramente demenziali e senza senso! Lo scopo del gioco è eccellere nei mini giochi raggiungendo lo score target e proseguire senza perdere le vite. Vi riporto qualche esempio di gioco ma ce ne sono una marea!
- Karate Karate Karate: dovete prendere a mazzate dei malintenzionati che vogliono aggredire voi, un karateka skillatissimo! Premendo solo il tasto giusto al momento giusto è possibile colpire l’avversario. Gli avversari aumenteranno di numero ed intensità man mano che il livello avanza.
- Matrimonio e lancio della torta: una sposa sull’altare prende la ricorsa e deve lanciare una torta, sorvolando più panche possibili e prendono alla fine in faccia un avventore al matrimonio. Il giocatore deve con due tasti gestire la corsa e con un terzo tasto decidere angolatura e momento del lancio!
- Make a Giant Robot: ci sono elementi robotici nell’aria e premendo la sequenza corretta di tasti questi si assemblano in un mega super giga robottone!!!
Gameplay: si può giocare sia da soli (non ha molto senso…) sia in multiplayer fino a sei giocatori nella versione arcade. La periferica è composta da tre tastoni enormi di colore rosso verde e blu e dal tasto start giallo (a volte serve pure quello durante il gioco…). Battendo come i forsennati sui tasti (es. il gioco della sposa per la corsa), oppure pigiandoli con velocità ma precisione (robot e karate) è possibile vincere il livello. Ad esempio nel gioco del karate i malviventi sono dei tre colori dei tasti, e premendo il bottone giusto si colpisce il malvivente, premendo quello sbagliato, aimè, si viene colpiti! Voi non avete idea del casino che producono anche solo tre persone che giocano insieme a Bishi Bashi!! Ovviamente non c’è scritto ma (con sportività e nei momenti non critici) pigiare i bottoni a quelli di fianco è pratica odiata ma facente parte del divertimento del titolo :P.
Longevità: io ho sempre perso molto presto. I miei palmi delle mani ringraziavano. In ogni caso i mini giochi sono tantissimi e, se dotati di precisione, tecnica e mani in titanio, anche la singola partita non sarà breve.
Come cacchio ci gioco: rimediabile su PS1 sul web a prezzi altalenanti, ma il consiglio è trovarlo in qualche salagiochi e giocarci con degli amici.
FIGHTING MANIA : FIST OF THE NORTH STAR
Mi perdoni il sommo maestro della scuola Kalinske Segata Kenshiro se tratto questo titolo. Perdoni le eventuali imprecisioni o superficialità. Con capo chinato chiedo in anticipo pietà e che non prema un mio punto di pressione trasformandomi in un centrifugato di pesto genovese.
Fighting Mania: Fist Of The North Star è un gioco arcade distribuito da Konami nel 2000 a cui sono seguiti anche altri titoli simili. Trattandosi di un gioco a tema Ken Shiro e la sua eterna saga è abbastanza scontato che volino botte da orbi.
Il gioco: diviso in storie di difficoltà crescente, il giocatore impersona per ognuna di esse uno dei principali protagonisti della saga. La maggior parte degli scenari ci vede nei panni di Ken ma è possibile anche giocare con Rei, della Sacra scuola di Nanto, o con Raoul Re della Divina Scuola di Hokuto. Ogni scenario è composto da diversi combattimenti a difficoltà crescente e la vittoria permette di procedere nello svolgimento della storia. La sconfitta è ovviamente game over che sarà accompagnata dall’urlo straziato di Ken che invoca “Jiuliaaaaa“. Come ci si scontra con gli avversari? Briscola? Morra? Lancio del sasso sull’acqua per vedere chi fa più rimbalzi? Tanti cazzotti?… a voi la scelta!
Gameplay: via manopola e via bottoni. I cazzotti sono reali! Il gioco è svolto in modalità prima persona, quindi l’avversario è dritto davanti a noi e occupa tutto lo schermo. Alla nostra destra e sinistra ci sono rispettivamente tre pad che si muovono dall’interno verso l’esterno e si illumineranno di rosso quando dovremmo colpirli. Sì, quindi si prendono a reali cazzotti dei pad e vanno colpiti nè troppo tardi nè troppo presto. Il gioco ovviamente consiglia di non prenderli a cazzotti con troppa foga sia per evitare di rompere la macchina ma anche per l’incolumità del giocatore… però sfido chiunque a trattenersi quando parte li punch storm di Ken e sotto si sente “aaaa tatatatatatatata uaciaàààà!!”. Effettivamente non conta la potenza con cui si colpisce il pad, anzi, più movimenti inutili si fanno più ci si stanca e più tempo si perde. Il cabinato mette a disposizione anche dei guantoni, ben ancorati alla macchina con un filo, con cui proteggersi le mani.
Longevità: personalmente ho sempre fatto cagare anche perché mi prendeva la foga eheheh, però gli scenari sono diversi e ogni storia ha diversi combattimenti. Considerando che non siamo Bruce Lee i tentativi per superare i livelli più complessi saranno diversi, pertanto la longevità per il tipo di gioco non è scarsa.
Come cacchio di gioco: è un po’ di tempo che non lo vedo in giro. In qualche sala giochi sicuramente sarà ancora presente. Cercatelo e se lo trovate fatela una partita!
…Menzione D’Onore…
IL PUNCHING BALL DEL LUNA PARK
Quello che seguirà va letto rigorosamente ascoltando la canzone di inizio capitolo.
I Luna Park sono sempre stati terra di famiglie, bimbi, qualcuno che è lì e non sa perché ma soprattutto di tamarri. Parlerò al maschile per comodità ma prendetelo come discorso senza genere. Il tamarro da Luna Park occupa l’area autoscontro e, ascoltando musica tunza, passa le sue serate a “sbocciare”, rimorchiare altri esponenti del settore con pratiche poco romantiche e fare qualche giro sulle macchine scontro. Il tamarro svolge questa rude e onomatopeica attività sedendosi rigorosamente sul bordino esterno della macchina scontro ed è solito accompagnare l’impatto con un’occhiatacaccia e un colpo di reni che Yuri Chechi scansati. Chi osserva da fuori è sempre rigorosamente seduto sotto le casse sparate a mille e scuote la testa corteggiando Madame Acufene, per una vita insieme lunga e fischiosa.
Il tamarro ogni tanto si allontana dalla sua casa-scontro per visitare altri lidi dove poter dimostrare il suo equilibrio superior DOC IGP e sfidare la fisica. E dove, se non sul Tagadà? Rigorosamente in piedi. Rigorosamente al centro. I più audaci saltano pure.
E’ consuetudine dei Luna Park posizionare in zona autoscontro, per la gioia dei tamarri alpha, il punching ball. Trattasi di un “gioco” dal dubbio divertimento che, al prezzo di 50 cent o 1 euro (chi si ricorda…), ti permette di tirare alcuni cazzottoni, appunto, ad un punching ball. Il tamarro (ecco qua mai visto giocare ragazze, però oh magari ci giocano) si impegna molto in questa pratica e cerca, prendendo la giusta rincorsa, di sferrare un cazzottone da capo branco che viene valutato dalla macchina con un punteggio. Fine. Che gioia!!!! Che divertimento!!! Che oculato investimento!!!
Il Gioco: dare un cazzotto a pagamento ad un punching ball.
Gameplay: dare un cazzotto a pagamento ad un punching ball.
Longevità: dare un cazzotto a pagamento ad un punching ball.
Come cacchio ci gioco: la vera domanda non è COME ma PERCHE‘”.