
Bentornati al Dojo, miei giovani PandaVan!
L’anno nuovo è iniziato da un pezzo e in questi mesi mi sono successe un po’ di cose che sono importanti per me come lo saranno per voi discepoli della Sacra Scuola Kalinske. Quando si raggiunge un certo livello di maestria in una disciplina marziale, come il mio o il vostro fra 30/40 anni, diventa fondamentale aprire la propria mente a nuove esperienze che ci permettano di perfezionare ulteriormente la nostra conoscenza marziale.
Come sapete, non è mai semplice allontanarsi dalle comode e confortevoli mura di casa. L’idea di andare a cercare la perfezione altrove mi metteva a disagio tanto e forse più che fare una partita a Super Mario Bros. Fortunatamente, quando il mio cuore è colmo di dubbi, so di poter far affidamento sulla saggezza del Gran Maestro Tom Kalinske.
Mi recai da lui e mi accolse nella sala della meditazione, dove lo trovai accovacciato nella posizione del riccio.
“Sensei Tom, dopo tanti anni di studio mi sento bloccato e non so come fare ad andare avanti nei miei studi marziali. Ho paura di non essere un buon esempio per i nostri studenti e di essere un pessimo successore. Dimmi maestro, cosa posso fare per essere all’altezza del compito che mi hai affidato?”
“Segata” – disse lui. “Ricordi quali furono le prime parole che ti dissi quando ti accolsi qui?”
“Certo Maestro. Vai a menare il bélino da un’altra parte.”
“Esatto, Segata-San!” – replicò con enfasi. “Vai a menare il bélino da un’altra parte!“
In quel momento capii di avere la sua benedizione!
Così, come un vero World Warrior ho cominciato il mio viaggio intorno al mondo alla ricerca di nuove fonti di ispirazioni marziali. Nel mio lungo peregrinare, mi sono trovato davanti a combattenti di tutti i tipi, dai guerrieri indipendenti di FromFighters fino al gigantesco Dojo Sony, che dal nome simile al nostro animale totemico mi sembrava una figata ma, alla fine, non è che mi ci sia trovato bene più di tanto.
Dopo tanti km e centinaia di euro spesi in biglietti del bus, ero fermo ad un punto morto e non avevo ancora trovato quello che cercavo. Ero oramai deciso a far ritorno qui, al Dojo sul Monte Fasce di Sapporo e vagavo a piedi nel buio della notte, sconsolato, canticchiando la canzone triste dell’Incredibile Hulk.
Nel tragitto verso la fermata del 58 barrato che porta a casa, mi sono imbattuto in un piccolo Dojo che non avevo mai notato prima. L’ingresso era avvolto dall’edera e protetto da due enormi statue. Una raffigurava un piccolo Buddha vestito da cavernicolo e con la faccia storta in una smorfia buffa, mentre la seconda aveva l’aspetto di uno strano tizio con una bomba in mano.
Entrai senza esitazione, come attratto da una forza mistica ed entrai nell’edificio principale dove trovai un vecchietto dall’età indefinibile intento a giocare con una console che non avevo mai visto.
“Benvenuto Segata, ti stavo aspettando. Finalmente sei giunto qui, come Tom prima di te. Questa è la Scuola Imperiale di Hudson Nec, dove i Successori della Sacra Scuola Kalinske vengono a perfezionare la tecnica e a raggiungere l’illuminazione. Vieni, prendi il pad e giochiamo assieme.”
Mi passò un controller con solo due pulsanti, piccolo e maneggevole, e mise su un cd dentro la console che sembrava un unico, bianchissimo pezzo di plastica bianco: il PC Engine Duo-R.
“Premi Run e gioca. Ricorda, stai usando un 8 bit.”
Feci esattamente come mi disse e mi trovai davanti a Akumajo Dracula X: Chi No Rondo, gioco della saga di Castlevania. Appena iniziò il Prologo mi trovai avvolto in una dimensione completamente nuova e clamorosa per l’hardware utilizzato. Se una consoletta così poteva fare miracoli del genere ero nel posto giusto.
Rimasi tutta la notte a giocare, allenando i riflessi e la pazienza come non succedeva da tempo. Il mattino dopo, prima di andare al Dojo, mi recai al quartier generale dei Bit-elloni dove condivisi con gli altri la scoperta, assieme alla volontà di dedicarmi, anima e trofiette al pesto, al PC Engine per tutto il 2022.
Ci fu un moto d’entusiasmo in sala, fintanto che non dissi ad alta voce di voler partire proprio da Dracula X. Dal fondo del salone si erse la voce del nostro Cummenda:
“Uè Kobra Kai, vieni giù dalla pianta e fai ballare l’occhio sul search. Sul tuo rotocalco c’è già una firma da Pininfarina, animale!”
Preso atto che la recensione sul miglior gioco mai uscito per PC Engine CD era già presente sul blog da anni, decisi di sviscerare il titolo che è riconosciuto all’unanimità come il secondo miglior titolo: Ginga Fukei Densetsu Sapphire.
Questo Shooter uscito nel 1995 ad opera della CAProduction è uno dei pochi per la console che, data la mole di effetti grafici che mette su schermo, richiede l’utilizzo della Arcade Card, speciale cartuccina da inserire nell’apposito slot, che aggiunge circa 2 Mega e spiccioli di Ram al Pc Engine ed ultimo gioco mai creato ad usare questa espansione.
LA STORIA
La storia di Sapphire, come quella della stragrande maggioranza degli Shoot’Em Up dell’epoca, è significativa come quella di un porno Cecoslovacco con i sottotitoli in Aramaico. Noi della Sacra Scuola però siamo dei completisti e per dovere di cronaca la raccontiamo lo stesso. Nel 2092 i viaggi nel tempo sono diventati una roba normale, tipo prendere il treno ma senza il problema di arrivare in ritardo.
Che poi mi chiedo io, è davvero possibile arrivare in ritardo viaggiando nel tempo? E se succedesse, come funzionerebbe il rimborso? Ma se tornassi indietro al ventennio fascista, arriverei automaticamente puntuale o la cosa varrebbe solo per i treni?
In questo scenario che Hermione Granger ed il Giratempo spostatevi proprio, un gruppo di terroristi comincia ad abusare di questa nuova tecnologia per scappare dalla polizia, raccogliere armi ed artefatti potentissimi da epoche diverse e per rubare pure l’annuario del baseball con cui giocarsi i risultati delle partite alla Snai.
Il governo Giapponese, per contrastare questo dilagante fenomeno, istituisce una squadra speciale di polizia composta da 4 giovani ed avvenenti ragazze, da cui il titolo il gioco: “Sapphire: La leggenda delle poliziotte galattiche”, con l’unico scopo nella vita di inseguire uno di questi manigoldi fra le varie ere e consegnarlo alla giustizia.
Effettivamente una sceneggiatura che parla di quattro poliziotte che ammanettano uno e gliene fanno di tutti i colori per farlo “confessare” ci starebbe davvero bene in un filmetto zozzo.

IL GAMEPLAY
Sapphire è uno Shooter a scorrimento verticale classico nel quale, a bordo di una delle quattro navicelle a nostra disposizione, dovremo abbattere orde di nemici più o meno ostici schivando tonnellate di pallottole, attraverso 5 Stages dalla difficoltà crescente, ambientati in 5 epoche differenti.
Le danze cominciano nel 2092, dove sorvoleremo una città che strizza pesantemente l’occhio alla corrente Cyberpunk e a Blade Runner e proseguiranno nel 1163, in un Medioevo molto particolare, dove le uniche cosa dal sapor cavalleresco che incontreremo saranno un drago rosso sputafuoco ed un mostro umanoide di roccia evocato dai cultisti di Cthulhu.
Nel terzo stage ci troveremo nel Giappone del 625 D.C.. Fra una pagoda e l’altra ci faremo strada fino all’epoca successiva, l’antico Egitto del 2982 Avanti Cristo, dove troveremo lo stage più figo del gioco..
L’ultimo livello sarà ambientato nel 2471, dove lasceremo la terra alla volta dello spazio. Fra un asteroide e l’altro, tireremo giù altre 10 tonnellate di caccia e una nave madre smontabile, fino a trovarci faccia a faccia con un boss finale in 3 fasi che definire menabélini è fargli un complimento.
I livelli sono tutti ben strutturati e pieni di sezioni che metteranno a dura prova i vostri riflessi, la vostra capacità di movimento e soprattutto la vostra fede in Dio. Già a difficoltà Normal, ci troveremo in situazioni dove capire il giusto pattern da seguire per non morire stronzi non sarà proprio una cosa immediata e richiederà qualche tentativo. Se è la prima volta che vi approcciate al genere o, come me, siete dannatamente arrugginiti, vi consiglio di partire da Easy e di scalare in alto una volta finito il gioco.
Vi assicuro che aiuta moltissimo a non farvi esplodere assieme al PC Engine.
Le 4 navette selezionabili differiscono l’un l’altra dalla velocità di movimento che sarà inversamente proporzionale alla potenza di fuoco della stessa. Praticamente si va dal tankone che butta giù qualsiasi cosa con facilità, boss inclusi, alla navetta maneggevole come una Lamborghini ma caricata con un cannone a pernacchie.
Come nei migliori capisaldi del genere, anche qui troveremo un sistema di Power-Up che pimperà la nostra potenza di fuoco e che, all’occorrenza, ci permetterà di cambiare arma. Lasciando fluttuare il potenziamento sullo schermo, lo vedremo cambiare colore da rosso a blu ed infine verde. Prendendolo, andremo a modificare il nostro sparo con conseguenze più o meno efficaci a seconda del livello.
In linea di massima mi trovo bene sempre con quello standard ma in alcune sezioni, ad esempio quella finale, è meglio usare il laserone blu. Non chiedetemi perché, l’ho visto fare in un video su Youtube, ci ho provato ed effettivamente funziona meglio.
Per chiudere il pacchetto potremo avvalerci dell’immancabile Smart Bomb, che distruggerà tutto quello che c’è sullo schermo e ci renderà invulnerabili per tutta la sua durata.
Tutto qui? Si, tutto qui.
E allora perché questo gioco è così clamoroso?
CONCLUSIONI
Sapphire è l’ultimo grande per questa console. Uscito in un momento storico in cui i picchiaduro, grazie al boom portato da Street Fighter 2, la facevano da padrone, è riuscito a lasciare chiunque lo abbia provato con la mascella spalancata per la sua realizzazione tecnica.
Nonostante fossimo già in piena era Playstation e Saturn, gli sprite 2D pre-renderizzati sono fatti così bene da dare l’illusione di essere poligoni tridimensionali. Assieme all’altissima realizzazione tecnica, troviamo una colonna sonora spaventosa, di un livello altissimo per composizione, arrangiamento ed atmosfera.
Sapphire è l’esempio lampante che moltissime volte conta di più come vengono le fatte che dove tanto da essere diventato un gioco di culto non per l’altissima rarità o per chissà quale sconvolgente fattore di innovazione ma proprio perché è il miracolo più grande fatto da una console che ci aveva si abituati a conversioni fuori da ogni umana immaginazione ma mai ad una roba di questa portata.
Se il genere vi piace ed amate anche solo un decimo la scatoletta di casa Nec di quanto possa fare io in questo momento, preso benissimo come ogni innamorato nella prima fase di una relazione, non potete farvelo scappare. Emulatelo, compratelo della PCE Works o recuperatelo in maniere alternative (tipo la versione PSP) ma fatevi il favore di giocarci!
Anche per oggi è tutto. Preparatevi ad un anno all’insegna della console Nec più bella che abbiano mai fatto. Ora siete liberi di alzarvi, prendere questi insegnamenti, farne tesoro ed andare a menare dei belini da un’altra parte!
A presto, miei discepoli!

3 risposte a "PC ENGINE CD – GINGA FUKEI DENSETSU SAPPHIRE (1995)"