PRINCE OF PERSIA

Un avvincente racconto di fraintendimenti e anacronistiche principesse da salvare. (di Starfox Mulder)

Copertina -Amiga, ma ehi, c’è anche per: Apple II, Amstrad CPC, Atari ST, Ms Dos, FM Towns, Macintosh, GameBoy, GameBoy Color, Game Gear, Genesis, Nes, Sam Coupè, Sega Master System, Sega CD, Sharp X68000, Nec Pc-9801, Snes, Pc Engine, Ios, Wii, 3DS

E’ il 1989.
Il piccolo Starfox sta impazzendo per i videogiochi, provati in sala o da amici.
Su tutti spadroneggia il NES ma anche il Master System non ha nulla da invidiargli, anzi.
Facendo un calcolo delle sue finanze, dall’alto dei 7 anni, capisce che nel tempo richiesto per mettere da parte abbastanza soldi per l’acquisto di una console, si sarebbe passati alla generazione successiva (ma questa è un’altra storia) quindi ricorre all’unico mezzo disponibile: chiede ai genitori.
Ora la smetto di parlare in terza persona e vado a svelare l’arcano: mio padre decise arbitrariamente che i soldi non andavano spesi per un aggeggio elettronico che permettesse “solo di videogiocare”.
Ci voleva un PC.
Sul fronte squisitamente economico sarebbe come preferire una Mustang ad una Panda ma da bambino ringrazi per qualsiasi cosa che ti viene data e vai avanti.
Per il successivo compleanno ricevetti un PC 286 con dentro un singolo gioco (che rimarrà solitario per i successivi 4 anni): Prince of Persia.
Quello che apparve come un tripudio di colori e animazioni da osservare e giocare restò il mio fedele ed unico compagno fino alle scuole medie. Quindi direte voi: almeno l’hai finito? Manco per sbaglio! SIGLA

Questo Prince cavalcava ben altro d’un cammello.

LA TRAMA
Quando Jordan Mechner, nel 1989, pensò di realizzare una trama solida per motivare il giocatore ad arrivare dal punto A (segrete del castello) al punto B (sala del sultano) non è che avesse molto da discutere con i SJW (social justice water-closed), quindi valutò che “Dai, metterci un innamorato che sta andando a salvare la sua bella dal Visir cattivo sostituitosi al Sultano…”, con buona pace di Robin Hood, “…mi pare un idea ottima.” Stiamo ancora attendendo che Jor-jia si calmi.

KANEEEEEEDAAAAAA
(a no, scusate, era un’altra recensione)

Inaspettatamente però, la trama del gioco ci riserva vari colpi di scena, il migliore dei quali riguardante uno specchio e il profondo significato del guardare dentro sè stessi (“quando guardi a lungo nell’abisso, l’abisso ti chiede che cazzo vuoi” cit. Nietzsche).

Se c’è scritto 1990 allora era per ms-dos, la “mia” versione.

IL GAMEPLAY
Prince of Persia è un platform-adventure in 2D a scorrimento orizzontale con schermate fisse.
Fatta sta premessa ve la butto lì: non avremmo mai avuto Tomb Raider se prima non ci fosse stato er mejo principe de Baghdad. Come mai? Ve lo spiego con un’immagine.

Se non siete tordi avete già capito tutto.

Ogni schermata è pensata come un insieme di blocchi, il che significa che se facciamo un passo ci sposteremo da uno all’altro. Per prendere le giuste distanze quando si fanno i salti, questo aspetto è fondamentale.
Le azioni a nostra disposizione sono relativamente poche ma molto versatili, riassumibili tutte in 4 direzioni e tasto Fire. Quest’ultimo però ha una mezza dozzina di utilizzi, andando dal tirare una leva al permetterci di muoverci un passo per volta (fondamentale per non attivare certe trappole o evitarne altre), ma soprattutto permettendoci di aggrapparci alle sporgenze, calarcisi o combattere con la spada.
Ogni stage è zeppo di trappole, salti da effettuare al centimetro e avversari da affettare (ok, non è vero, per fortuna gli scontri sono pochini).

No ma: metticeli due trabocchetti.

GRAFICA E SONORO
Dubito che qualcuno riuscirà davvero a capire le emozioni che provai quando quella presentazione su PC mi si presentò davanti ma anche tutto il gioco, realizzato con la tecnica del rotoscope, era qualcosa di meraviglioso. Oggi ne abbiamo viste di ogni ma dovete immaginare quegli anni come pixellosi a grana grossa. In una foresta di sprite grandi come mattoni, Prince of Persia era dettagliato e colorato, con una cura esagerata dei movimenti (soprattutto del protagonista) ed una colonna sonora incredibile. Rapportato all’epoca è roba da 10/10.

“Combatti come una mucca”

LONGEVITÀ
Accennavo prima al fatto che non lo finii…da bambino. Crescendo sono arrivati i video di gameplay e soprattutto una pazienza/manualità maggiore. Però non credetevi: è tosto davvero.
Lo è perché un passo sbagliato vi toglierà tutta la vita.
Lo è perché, in generale, i punti salute sono scarsissimi.
Lo è perché tutta l’impresa va compiuta categoricamente in 60 minuti.
Avete letto bene.
12 livelli difficilissimi, da affrontare nel tempo di una lezione di Geografia particolarmente noiosa. Gli speedrunners ci mettono ovviamente molto meno tempo ma resta il fatto che dovrete spremerle bene quelle meningi per ricordarvi tutto ciò che va fatto (bene) in così poco tempo.

Per il fine stage vi mostro le terga.

REPERIBILITÀ, COME CACCHIO CI GIOCO
Nella prima immagine di questa rece vi ho elencato tutti i sistemi per cui è uscito ed onestamente ce ne sono altrettanti porting non ufficiali. Sì: lo potete giocare ovunque. Dato il mio imprinting vi consiglio di farlo su PC e se volete farlo gratis vi basta giocarlo da QUI.

Da sinistra: il premio, il timer, il merda!

CONCLUDENDO
Senza Prince of Persia probabilmente non avremmo avuto il gamapley di Tomb Raider.
Senza Prince of Persia probabilmente non avremmo avuto la tecnica di rotoscope in giochi come Another World o Flashback.
Senza Prince of Persia io probabilmente non avrei capito sin da piccolo un importante lezione: i videogiochi non sono fatti per metterti a tuo agio, ma per metterti alla prova. Se fallisci è solo una tua responsabilità e dovrai provare ancora e ancora. La vittoria va conquistata negli anni!


3 risposte a "PRINCE OF PERSIA"

  1. Chi non ha mai giocato a questo titolo alzi la mano…. Ok abbassate le mani… Io questo robo lo giocai per la prima volta su un potentissimo portatile di seconda mano regalatomi da un mio zio ricco che equipaggiava (il portatile non mio zio ) un 286, aveva la grafica cga e un bellissimo schermo a cristalli liquidi verdi che hanno contribuito gentilmente ad aggravarmi la miopia di cui oggi vado tanto fiero (comunque sul quell’accricco ebbi anche il coraggio di giocarci a Zack MC Kraken….). Era un gioco abbastanza punitivo ma non troppo difficile una volta morto 18000 volte su ogni livello (o muro come dice mia moglie) si capiva come andare avanti, mi sa che l’ho pure finito ma non ricordo …

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