Shadow Warriors/Ninja Ryūkenden GB Matenrō Kessen/Ninja Gaiden Shadow (Game Boy)

Ciao ragazzi! Come state? Sono sempre io, la vostra vampira del cuore. Mi sono appena svegliata nella mia bara, circondata da peperoncini e ho pensato: “Ma perché non parlare di un bel gioco stavolta? (Sul Game Boy? Impossibile! – n.d. Magnum) Potrei affrontare il mitico Shadow Warriors!”

La copertina della versione europea

Correva l’anno 1991 e, in Giappone, il team Tecmo se ne uscì dicendo: “Ma se facessimo un Ninja Gaiden per GB vi piacerebbe?”. Tanto fecero e tanto tanto dissero che, il 13 Settembre dello stesso anno, il progetto giunse nei negozi. I fan di Ninja Gaiden generalmente lo snobbano (meglio su GG e Lynx – n.d. Magnum) ma non è un buon motivo per non provarlo, visto che entra di diritto nella categoria “Titolo che non ti aspetti“, in senso positivo ovviamente.

Il gioco che non ti aspetti!

Solitamente i tipici giochi giapponesi dell’epoca hanno i soliti due incipit: una ragazza rapita o una malvagia multinazionale da sconfiggere, il tutto calato negli anni ’80 o nel prossimo futuro (tipo il 2050). Shadow Warriors è ambientato in America, nel 1985, più precisamente tre anni prima degli eventi del primo Ninja Gaiden. Protagonista anche stavolta il nostro buon Ryu Hayabusa, dal nome super ninjoso, (guarda caso nessuno che deve salvare il mondo si chiama mai Peppe e viene da Catanzaro), che deve ovviamente affrontare le forze del male da solo, “Forever Alone“.

Il nostro Ryu in posa plastica

Dopo aver “analizzato” la storia del videogioco, passiamo oltre, perché, insomma, è meglio giocare e skippare la trama, no? (io giuro che la licenzio – n.d. Magnum). Il motivo per cui Shadow Warriors non è particolarmente apprezzato è da collegare al fatto che sembra una versione modificata di “Shadow of the Ninja“, un (noto?) gioco della Natsume.
Personalmente io volevo fortemente averlo perché ha una grafica davvero pazzesca, con sprite ben definiti ed una notevole fluidità, cosa non comune per un gioco GB. Il nostro personaggio si muove con grande agilità per i livelli ed è un piacere controllarlo. Non mancano vari power up, tra cui la fune ninja “Ninchaku“, dal funzionamento simile al caro braccio meccanico di “Bionic Commando“. Non useremo Shuriken, ma avremo una “katana spacca tutto“. In base ai potenziamenti raccolti, potremo inoltre usare limitatamente la “Ruota dell’arte del fuoco” che ripulirà lo schermo dai nemici.
Attraverseremo cinque piacevoli stage (se lo dici tu – n.d. Magnum), affrontando Ninja, Robot, Robot volanti, Raggi laser da evitare, facendo tutto a pezzi con la nostra spada. Una delle poche pecche sono i boss, davvero facili e mutevoli (come Madonna ai tempi d’oro). Questi saranno spesso camaleontici e discretamente improbabili: volete un esempio? Il boss finale che inizia come Dracula e dopo un po’ diventa un robottone alla Mazinga Z!

Dracula in stile ’80s

Come tipico gioco made in Sol Levante non ci si poteva aspettare di meglio, e infatti ogni persona che conosce la libreria GB lo avrà sicuramente provato o sentito nominare (poveri voi sventurati – n.d. Magnum). Come dicevo, personalmente, lo amo da morire. Essendo un titolo dai mille nomi, avrà mille label ovviamente e, anche se sembra un dettaglio che potrebbe risultare trascurabile, lo voglio sottolineare! In base allo stato di provenienza, infatti, cambiano sia la copertina che il nome.
Ne esistono tre diversi, come potete vedere dall’immagine qui sotto!

Troppa grazia!

Con questo miei piccoli vampiri ad 8 bit, vi saluto, ritorno nella mia bara con la mia tisana a base di menta e peperoncino.
Alla prossima, baci vampirosi dalla vostra Morgana Shiranui.


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