Cowabunga-bunga (di Bionic Cummenda)

Blu, come il tango mistico nella notte milanese del Derby Club, dove si sgambetta con Leo. Rosso, come l’haute couture da Prima Serata con spacco da doppia libidine che scatena l’High Kick della Raffa. Orange, come lo sfigatissimo spicchio da 300.000 lire sulla Ruota della Sfortuna di Mike. Viola, come le pailettes splendide splendenti della Dona. Se vi ha esaltato l’accostamento tra il poker cromatico da Power Rangers e il nostro palinsesto nazionalpopolare tra il varietà del Bagaglino e il giardinaggio dell’Ariston allora siete nel posto giusto: in prima fila. Anzi, in pole position con sole, whisky e il qui presente Bionic Cummenda, che inaugura oggi la sua personale joint venture tra Bit-elloni e i regaz di GameRevs. A metà tra una macchina da sghei della Milano Bene e un vitellone da playa della Milano Marittima male difendiamo (il maiestatis è dovuto) da anni le ragioni cinepanettoniche del retrogaming da bere. Retrogioco appunto, perché il colorado Blu-Rosso-Arancio-Viola non è solo Gullotta–Carrá–Bongiornestein 3D–Rettore. ma anche multiplayer nostrano da Sgarbi Quotidiani con la quaterna Da Vinci-Sanzio-Merisi-Betto Bardi. E se ci spruzziamo un po’ di mutagene verde ecco che si presentano all’appello loro, le quattro tartarughe ninja alla riscossa!
Sigla!
Trama

Se siete sopravvissuti alla intro e vi è partito il Cowabunga all’annuncio delle Teenage Mutant Ninja Turtles potete passare oltre questa superflua sezione. Invece per tutti quelli che hanno passato un’infanzia diversamente felice o sono nati dopo l’apocalisse del 199X cercheremo di riassumere il mito tartarugato nato sui comics della Mirage da un’idea del tag-team Eastman-Laird. Hamato Yoshi è un maestro ninja imparentato alla lontana con il velociraptor slinguaccione di Super Mario. Yoshi insegna ai suoi allievi il Bushido e le tecniche della Divina Scuola Fetish Ninja del Clan del Piede. Ma il suo rivale Oroku Saki vuole trasformare il Clan in un esercito di mariuoli mascherati in concorso esterno con Yakuza, Triade e il visagista prestanome di MMD. Con uno scaltro gomblotto pieno di maccosa, ovvero infilando un coltello nel kimono di Yoshi e bloccandolo contro il muro del dojo impedendogli di inchinarsi di fronte al Mega-Sensei del Clan (che insolenza!), Oroku Saki riesce a far espellere il rivale diventando l’Oyabun Supremo e assumendo l’identità di Shredder, un cosplay a metà tra Cyber Smoke e Vega.

Yoshi finisce in disgrazia nelle fogne di New York trascorrendo le sue giornate tra storia dell’arte, soap opera e pantegane. Capita che un giorno un burdel inciampa sul tombino e lascia cadere nel pozzo nero quattro tartarughe appena comprate al Pet Shop. I tartarughi vengono salvati da Yoshi-San che fa amicizia con loro e li ribattezza con i nomi importanti dei grandi e forti eroi del Rinascimento. Ma insieme alle turtles nella rete fognaria finisce anche un liquido mutagene, probabilmente versato dallo stesso Foot Clan o da qualche picciotto dei Soprano. Chi lo tocca si trasforma nell’ultimo essere con cui ha trascorso più tempo. I tartarughi diventano teenagers ninja e Yoshi muta forma in Splinter, un topolone antropomorfo più zozzone del bitellonico Crusty Cage. Ora pizzerie di Little Italy possono iniziare a tremare!

Gameplay 7.5

Dopo aver lanciato tre dei franchise più esosi della storia come Ganbare Goemon, Metal Gear e Castlevania, la Konami è chiamata a un compitino very easy, ovvero portare nelle sale giochi e sulle console le Ninja Turtles che tutti i bimbi del mondo vorrebbero trovare sotto l’albero di Natale 1989. La versione arcade diventa uno dei titoli multiplayer a quattro giocatori di maggior successo dell’epoca e fece scuola per tanti altri beat ‘em up a scorrimento che lo seguirono. Ci si aspettava una versione domestica su Nes che avrebbe regalato giornate di doppi interminabili spalla a spalla col compagno di banco. Sentite già la puzza di sogni infranti? Esatto! Perché il porting sulla 8-bit Nintendo non c’entrava nulla con il cugino che comandava sui cabinati, anzi c’entrava poco addirittura con le stesse TMNT. Niente superbotte su cartuccia ma un action platform sulla scia di altre leggende Konami come Castlevania o Contra, e fin qui tutto bueno.

Proprio come il Vampire Killer Belmont i nostri ninja col guscio hanno una barra di energia e possono utilizzare armi secondarie come boomerang, shuriken e una tecnica segreta simile al Sonic Boom con la stessa dimestichezza con cui il Simon fa il giocoliere con asce, coltelli e acqua santa. Oltre alle sezioni di gioco dove si salta e si uccide mutanti e boss come Rino Rocksteady e il cinghialo steotoloso Beebop dovrete girare per la Grande Mela con una visuale a volo di fagiano che vi inquadrerà mentre cercherete gli obiettivi sulla mappa, sia a piedi che a bordo del Tarta-Furgone. Potrete cambiare in ogni momento la tartaruga ninja più adatta alle vostre necessità, ma presto vi accorgerete che la scelta ricadrà sempre e solo su una: nerd Donatello col suo Bo dalle superdotate dimensioni artistiche.

Si perché il lungo arnese del Don è l’unico in grado di colpire a distanza i nemici proprio come il frustone di Castlevania, e fa più male del bastone kendo di Mister Daimon sui ciapét delle Seven Fighters, chi pensa male è complice. Si salva giusto Leo con le sue sciabolate piccininiane, il pizzomane Michelangelo sembra invece più interessato a ingozzarsi di discutibili farciture come la catrame & parmesan o la plutonio & pata negra da cinquecentomila lire a fetta piuttosto che a far roteare i nunchaku come Dio Bruce Fei Long Lee comanda. Ma il giargiana per eccellenza è il Raf, con i suoi imbarazzanti Sai che farebbero scattare il battito animale a Mileena, nel senso che le viene il crepacuore quando vede il tartarugo rosso come il socialismo che tenta di pungere i nemici con due stecchini dello Shangai. Vieni giù dalla pianta, animale antropomorfo proletario. Rapido!
Grafica 6.5 e Sonoro 7

Tartarughe e topastro ci sono, mezzobusto maggiorato da Studio Aperto di April O’Neil presente all’appello, Shredder faccione di ferraglia non può mancare, ma dove sono il cervellone alieno Krang, il lercissimo Rat King o il supereroe contro la municipale Casey Jones? Uè testina Konami siamo in un tie-in, se non si smarmella qui il citazionismo dove dobbiamo cercarlo? I game designer in questo caso hanno rifiutato la pappa pronta e si sono sforzati nell’inventarsi nemici mutanti assurdi senza una ragione plausibile, roba da espulsione di massa dalla scuola per bimbi speciali del Dottor X.
Citazioni meritevoli.
– Un paio di gambe che saltano a gravità inversa sul soffitto.
– Un gobbo che rimpicciolisce e si sdoppia ogni volta che viene colpito in omini zompanti.
– La Torcia Umana
– Uno psicopatico con la motosega e i pantaloni fucsia (siamo pur sempre negli anni ottanta).
– Un canguro meccanico che sculetta con codate micidiali.
– Astronauti semi-invincibili che sparano con cannoni laser da fare invidia alla Morte Nera.

In compenso le cut-scenes ci ricordano quanto siamo stati fortunati ad avere genitori che hanno delegato ogni compito pedagogico al pomeriggio di Bim Bum Bam.

Anche sul piano sonoro nessuna traccia delle storiche musiche dello show, in compenso il compositore Jun Funahashi vi tormenterà i padiglioni (e anche altri -glioni) con un cicalio da 41bis ogni volta che la vostra barra di energia pattinerà sul filo del game over, praticamente siempre.
Longevità 8

Per un ottenne poter giocare con i proprio eroi dei cartoni animati su Nintendo è un life achievement che ti segna per sempre. Purtroppo in questo caso i segni corrisponono a ferite plurime e ustioni di terzo grado sulla scala Toasty. TMNT è punitivo come pochi altri titoli sul Nintendino, già a partire dal secondo livello sarete costretti a schivare alghe elettriche in una corsa contro il tempo alla ricerca di bombe sommerse nel fiume Hudson, un’ordalia che tocca sempre al povero Raffo. Già perché nel corso dei vari stage ci saranno momenti dove sarete costretti a sacrificare tartarughe pur di passare oltre la masnada di mob nemici che respawnano ogni volta che tornerete sui vostri passi, anche solo di un metro. In più si rigenerano in maniera del tutto casuale e potrebbero capitarvi diversi avversari anche nel corso della stessa fase del livello. La morte istantanea è sempre in agguato, basta cadere in acqua o toccare qualche muro appuntito che si chiude su di voi per morire male. L’unica consolazione è che potrete recuperare i vostri alleati in qualche punto a caso della mappa, intrappolati dal Foot Clan.

Ma il vero Festivalbar del dolore è il Tecnodromo, un Cocoricò inarrestabile di laser, nemici con più punti ferita di un Grande Drago Rosso e pochissime fette di pizza in giro per lo stage per ristorare la vostra barra di energia da povery. Il tutto dovendo sopportare la qualità migliore molto tarta e poco ninja dei vostri beniamini: una lentezza degna del 56k più inchiodato della Omnitel.
Concludendo

Per dirla con un acronimo più che TMNT questo è BDSM. Pensate che il soul-like da tortura sia l’apice del masochismo videoludico? N.C.S. ! Spegnete il fuocherello e tuffatevi nella fogna a livello Nightmare del NES. E se pensate che la Konami vi odia, avete ragione. Taaac!
Citazione:
“Io li odio i punk…Soprattutto quelli calvi…Truccati di verde… Che portano una maschera per coprire la loro faccia butterata!?” (Casey Jones esprime il suo disgusto, e anche il nostro, verso Raffaello)”

Una risposta a "Teenage Mutant Ninja Turtles (1989)"