Cinquecento indiani a Napoli (di Bionic Cummenda)

Cinquecento, come l’epoca d’oro degli sgarbi rinascimentali lanciata da quattro tartarughi ninja dai nomi importanti. Cinquecento, come l’indice Standard&Poracci che fa salire la libidine del loss porn. Cinquecento, come l’autoveicolo preferito dagli animali proletari in barba alle decisioni tremende tra Alfetta Turbo e BMW iniezione di chi, come noi, fa del cambiare car uno stile di vita, believe me. E cinquecento sono anche gli articoli dedicati al retrogaming da bere pubblicati dai Bit-elloni, che raggiungono oggi un traguardo importante quasi quanto la diciassettesima posizione stagionale da record di Ukyo Katayama su Tyrell dell’indimenticabile mondiale 1994, tristemente noto per il game over di Ayrton. E quale miglior modo per celebrare questa nuova pole position, dalla quale ripartire per i prossimi cinquecento, se non sfrecciando sulle monoposto a 2600 cavalli della scuderia Atari? Gentlemen, start your (PC) engines, si va a cummendare sulla Indy 500. Alboreto is nothing!
Sigla!
Gameplay 8.5

Parcheggiamo Michelone al pit stop della Formula Uno e viaggiamo oltreoceano indietro nel tempo al 1977, anno punk per eccellenza che venne ricordato da tutti i fan della Indianapolis 500 per i suoi record. Primo poker di vittorie consecutive per A.J. Foyt Jr., il Sochmacher ancora imbattuto delle monoposto made in USA. Prima volta in cui viene infranto il muro delle 200 miglia orarie con Tom Sneva, il tutto senza usare il flusso canalizzatore. E prima volta anche per l’abbattimento della barriera di genere, con Janet Guthrie straordinaria primadonna che si qualifica per la gara, quando il binomio Donne e Motori è una combo da Flawless Victory.

Ma mettiamo da parte tutto sto Mistero Buffa ed elogiamo un’altra donna da primato, Carla Meninsky, programmatrice del primo racing game uscito con il lancio dell’Atari 2600, uno dei magnifici nove cartuccioni commercializzati con il debutto del Video Computer System: Indy 500. La copertina sembra un servizio di Grand Prix con Andrea De Adamich e fin qui tutto bene, ma l’annuncio da Campagna Elettorale Forzista ’94 con la dichiarazione di 14 giochi in uno fa salire la puzza di scammata Polystation. Prima di farvi sentire come un giargiana convinto di aver comprato a scatola chiusa il videoregistratore mint fuori dall’Autogrill e che, dopo averlo spacchettato, si ritrova con in mano un mattone rubato agli abusivi, vi informiamo che il 14 si riferisce in realtà al numero tracciati presenti all’appello, dove potrete mettervi alla prova sfidando il Tag Heuer per completare il maggior numero di giri prima dello scadere del tempo o sgommando in fazza al player 2 in un testa a testa dove vince chi taglia per primo 25 volte il traguardo. Uè Ivana fai ballare l’occhio sul tic!

Ed è proprio la doppia libidine del multiplayer il vero victory lap di Indy 500, non solo sul tracciato ma soprattutto nelle modalità speciali. In Crash And Score farete a sportellate come i pupazzoni del Banana Split in una sorta di capture the flag a punti giocato con le regole dello sport preferito dal paninaro più integralista: l’autoscontro. Ce l’hai! Sfiga! Malattia infettiva random! Ma quale coviddi testina, prima dei deliri pandemici siamo stati tutti vittime dell’acchiapparella e le monoposto di Indy non saranno da meno. Anche in pista potrete inseguire il vostro rivale nella variante Tag e farlo stare sotto attaccandogli la disgrazia di turno, stampandogliela addosso con un bel frontale vis-à-vis. Carmageddon scansati proprio in testacoda fuoripista.

Grafica 7 e sonoro 8

Vetture stilizzate e ridotte nelle dimensioni con tanto di visuale a volo d’uccello per poter apprezzare al meglio le derapate sui curvoni della speedway, praticamente come ritrovarsi in tribuna d’onore seduti nell’elicottero dell’Avvocato. Tocco di classe A+ come il nuovo frigorifero modello Sub-Zero quando la schermata si tinge di azzurro per presentare la modalità Ice Race, dove le vetture scivolano sull’asfalto congelato come l’animale guida di Tyler Durden.

La reattività della Indy Car ai comandi del joypad rotante incluso nella confezione ha dell’incredibile e vi trasmetterà lo stesso senso di accelerazione e velocità di quando avete acceso per la prima volta la Mini 4Wd vedendola schizzare via a velocità Mach 3, imprendibile anche per il vostro bastone da Hockey. Indy 500 è tra i pochi giochi del VCS programmato in stereo e potrete godervi il rombo della petomarmitta simulato dai due canali audio del VCS, incapaci di riprodurre musica ai tempi del loro debutto ma sempre sul pezzo quando è il momento di fare del noise pesissimo che renderà necessario l’ingresso della Safety Car per soccorrere i vostri timpani.
Longevità 8

La Indy 500 da più di un secolo rappresenta la crema dell’automobilismo insieme al GP di Monaco e alla 24 di Le Mans, addirittura fin dai tempi in cui il tracciato era edificato con una serie di mattoncini Tetris al posto dell’asfalto. Anche la sua controparte videoludica resiste al test drive del tempo, soprattutto grazie alle modalità in doppio che poco hanno della simulazione e che tanto ricordano l’esperienza arcade del papi da sala di Indy 500, quell’Indy 800 che aveva spopolato in tutte le gettoniere del mondo come campione di incassi addirittura dal 1975, grazie a una pulpissima formula tarantiniana a otto giocatori.
Concludendo

Otto come i Bit-elloni, otto come i nostri anni di militanza e cinquecento come le miglia percorse nella superstrada del retrogaming attraverso altrettanti articoli. Ora si parte per la nostrana Mille Miglia, a bordo con i nuovi compagni di viaggio di GameRevs sempre all’insegna del trinomio che conta: sole, joypad e pole position. E ora giù a limonare i mattoncini sul traguardo, taaaac!
Citazione:
“I was a bit of an artist, and somewhere along the way had gotten the idea that computers could be used for animation and artists, because in-betweening was so tedious. . . Of course, everyone thought I was nuts.”
(Miss Meninsky per la follia artistica)
