Salve a tutti, miei leali lettori. Sono sempre io, il vostro Magnum CD-i.
Come state? Io sono sempre qui alle Hawaii e, tra un caso spinoso e l’altro, mi dedico a riscoprire un po’ di sistemi desueti, per la gioia di tutti gli amanti delle oscurità videoludiche.
Come vi ho già narrato qualche tempo fa, lo scorso anno sono finalmente riuscito a dedicare del tempo ad approfondire la softpedia del Sega (Mega) CD, storica espansione del Mega Drive spesso dileggiata o del tutto ignorata. Con mia sorpresa, mi son trovato davanti ad una libreria davvero interessante e tutta da scoprire. Aspettatevi quindi una valanga di recensioni a tema nei prossimi mesi.
A proposito di questo, via alle danze!
Parlare di Another World è come aprire il vaso di Pandora: sai dove inizi ma non sai come finisci.
Potrei lanciarmi in discussioni altisonanti sull’importanza storica di questo titolo, che dal 1991 ha affascinato ed ispirato generazioni di giocatori e sviluppatori, creando al tempo stesso un sottogenere a parte.
Potrei parlare della sua atmosfera coinvolgente, dello stile incredibilmente cinematografico (eppur minimalista in narrativa) che lo accompagna, nonché dell’impegnativo livello di difficoltà, causa sicura di frustrazione per l’utenza di ieri come per quella di oggi.
La verità, però, è che farei un torto alla mia adorata Winona, che ne ha già parlato qualche anno fa proprio su questi lidi. La cosa migliore da fare è rimandarvi alla sua recensione, che trovate QUI.
Quello che però posso affermare senza paura di esser smentito è che Another World (chiamato Out of This World negli States ed Outer World in Giappone) ha avuto successo, eccome se lo ha avuto. Nato in origine su Amiga ed Atari ST, è stato poi portato su numerose piattaforme, tra cui PC, Mac, Mega Drive e Super Nintendo.
Arriviamo al 1994, anno in cui Interplay decide di traghettare il titolo verso le nuove console di grido; in quest’epoca floppy e cartucce sono ormai considerati superati, per cui Another World arriva per la prima volta su CD, graziando sia il 3DO, sia il Sega CD, che aveva ancora un discreto mercato sul suolo americano.
La versione per la macchina di zio Trip Hawkins sfoggia fondali ridisegnati dall’eccellente resa estetica, ed impreziosisce il tutto con un’accattivante colonna sonora di Andrew Dimitroff, che miscela efficacemente tracce inedite a reinterpretazioni dei pezzi originali di Jean Francois Freitas. L’esperienza audiovisiva che ne scaturisce è ancora più cinematografica, e non posso che consigliarla senza riserve.
Dopo questa doverosa introduzione, eccoci finalmente giunti al vero protagonista di oggi: Heart of the Alien, uscito in esclusiva per Sega CD (quindi solo per il mercato americano). Cosa rende questa versione così particolare? Andiamo a scoprirlo.
Una volta superati i loghi di Virgin Interactive ed Interplay, ci troviamo davanti ad un menu in cui possiamo scegliere il noto Out of this World, oppure il misterioso Heart of the Alien.
Volendo andare sul sicuro, iniziamo con la versione per Sega CD del titolo originale. Fin dall’ormai classica introduzione, con la Ferrari che arriva sgommando fuori dal centro di ricerca, ci renderemo conto che il lavoro di Interplay è stato senza dubbio scrupoloso. La base di partenza è ovviamente la versione per Genesis (o Mega Drive), a cui è stata ampliata leggermente la finestra di gioco ed aumentata la fluidità media, anche se non mancano momenti di incertezza nelle scene più concitate (caratteristica ad ogni modo molto più presente e fastidiosa su cartuccia).
Quello che però davvero sorprende è il comparto audio, con tracce curate da Jean Francois Freitas e
Tommy Tallarico, dalla qualità semplicemente eccelsa. A questo si aggiungono poi effetti sonori totalmente nuovi, campionati in alta qualità, che regalano spettacolarità ed ulteriore immersione.
Il gioco in sé, ovviamente, ha tutti i contenuti delle altre versioni per console e PC (esclusi gli originali per Amiga ed Atari ST, in cui mancano alcune sequenze), per cui l’esperienza sarà ottima, aiutata come sempre dall’ottimo pad del Mega Drive. In questa particolare situazione ho preferito l’uso del controller classico a tre pulsanti rispetto a quello a sei, ma è una cosa del tutto soggettiva.
In definitiva, quindi, questa particolare versione è molto interessante ed è consigliata a tutti i fan storici del gioco, che potranno godersi Another World con effetti sonori pregevoli ed una fantastica colonna sonora. Adesso però è il momento di parlare della seconda opzione nel menu iniziale.
Eccoci arrivati ad Heart of the Alien, ma prima un piccolo excursus. Come avrete notato, in questa versione i due loghi che compaiono sono di Virgin Interactive ed Interplay. Proprio quest’ultima si è occupata direttamente di questa versione, mentre Delphine Software è solo menzionata. Dato che Another World aveva avuto un successo planetario, la richiesta di un seguito era diventata quasi scontata. Il punto però era che Eric Chahi, creatore dell’originale, non aveva neanche preso in considerazione l’idea di proseguire la vicenda del giovane scienziato Lester. In quel momento storico, poi, era già al lavoro su quello che sarebbe diventato Heart of Darkness, per cui non aveva alcuna intenzione di dedicarsi ad un Out of this World II.
Il team di Interplay gli chiese un consiglio su come proseguire la storia: lui rispose che sarebbe stato interessante viverla attraverso gli occhi del compagno alieno di Lester (affettuosamente chiamato Buddy).
E così fu.
Come tutti i fan ben sapranno (SPOILERISSSSSIMOOOO) il gioco originale termina con Lester a terra, privo di sensi, soccorso dal compagno alieno e portato in salvo da una creatura volante simile ad uno pterodattilo. Ebbene, qui, attraverso un coreografico filmato, vediamo l’arrivo dei due al villaggio di Buddy, lasciato in rovina dopo l’attacco della fazione avversaria (quella da cui siamo fuggiti nel primo gioco).
L’alieno porta in spalla il nostro protagonista, lo adagia su di un letto, poi si lascia prendere dai ricordi recenti.
In essi rivediamo la vita pacifica della tribù ed il vile attacco della fazione avversaria, con uno scontro crudo e violento, intervallato da un momento molto coreografico di lotta tra il compagno alieno e gli invasori, nonché da vari flashback tratti dal primo capitolo. Il pericolo si rivela però in agguato tra le rovine e Buddy sarà costretto a difendersi nuovamente, mentre il nostro Lester giacerà inerte, privo di sensi.
Graficamente il gioco prende ovviamente spunto dallo stile di Chahi, cercando di proporre qualche variazione sul tema. I fondali mancano un po’ d’impatto ma sono generalmente curati, mentre creature e personaggi sono di qualità discreta ma discontinua. Un esempio su tutti è la frusta elettrificata di Buddy, che sparerà come la pistola laser, ma in modo veramente bizzarro, soprattutto considerando impugnatura e posizione. Le animazioni sono invece di ottima fattura, come nel capitolo originale. Di eccellente realizzazione, invece, le tre sequenze precalcolate presenti nella storia (intro, intermezzo e finale), che sono sicuro lasceranno spiazzati diversi fan (soprattutto a livello narrativo).
Il comparto audio si rivela ancora una volta di ottima qualità, dato che sia la colonna sonora che gli effetti sono per buona parte condivisi con quelli di Out of This World, andando a rinforzare l’idea che questa sia la naturale prosecuzione del primo capitolo. Tutto quanto c’è di originale è comunque di ottima fattura, per cui nulla da segnalare sotto questo aspetto.
Come abbiamo già detto, in Heart of the Alien controlleremo Buddy, compagno alieno di Lester. Vista la differenza di stazza, non sorprende che il nostro nuovo eroe sia meno agile e scattante dell’atletico scienziato, per cui inizialmente dovremo prendere confidenza con le nuove movenze.
La novità più evidente è la presenza di una frusta elettrificata, che una volta trovata ci permetterà di superare ostacoli e baratri senza alcuna difficoltà. All’occorrenza, potremo usarla anche come una pistola laser (gran peccato, avrei voluto annichilire gli alieni a frustate come nell’intro), per cui si rivelerà immensamente utile, visto l’inferno che ci pioverà addosso.
Fin da subito, infatti, saremo circondati di pericoli letali, che non ci daranno tregua. Immagino cosa state pensando: “Caro Magnum, Another World è un gioco che è sempre stato difficile, dove sta la novità?”.
In teoria non avreste torto, ma in pratica vi assicuro che qui la crudeltà nei confronti del giocatore è davvero sproporzionata. Alcune sequenze saranno complicate ma fattibili, altre invece faranno perdere la pazienza, in quanto assomiglieranno quasi ad un lasergame, con una rigidissima serie di mosse da fare, spesso piuttosto criptiche.
Questo rende Heart of the Alien consigliabile solo a giocatori esperti o particolarmente pazienti, in quanto la voglia di lanciare il controller si fa sentire in più di un’occasione. Il gioco di per sé è alquanto breve, non più di una ventina di minuti. Questo vale ovviamente se siete Terminator instancabili e lo avete finito già varie volte, altrimenti ci vorrà qualche ora (non molte, ma neanche poche). Ovviamente, come nel primo titolo, ci saranno date password da inserire in caso di (frequente) dipartita, quindi non ricominceremo mai da un punto troppo distante (ma moriremo lo stesso, fra atroci tormenti).
Come vi immaginerete, Chahi non rimase particolarmente impressionato (soprattutto in merito al finale), tanto che questo prosieguo della storia è ad oggi considerato non canonico. Heart of the Alien è quindi rimasto esclusiva del Sega CD americano, e non è recuperabile in altro modo. Se vi incuriosisce, potete tranquillamente provarlo in emulazione, magari giocando a fila i due episodi. Out of this World merita assolutamente di essere provato anche in questa peculiare versione ed Heart of the Alien rimane comunque una curiosità interessante.
Mentre il sole tramonta ancora una volta sul mare, ed io attendo con pazienza l’arrivo della dolce Monique, ripongo temporaneamente il Sega CDX in una scatola. A breve tornerò ad occuparmene, ma ora è tempo di rispolverare un po’ di horror (con i tank control) su PC.
Di cosa parlerò? Eh, portate pazienza e lo scoprirete presto, miei adoratori di oscurità!
MAGNUM CD-i