I Soviet più l’elettricità non fanno il ninjutsu (di Bionic Cummenda)
Uno spettro si aggira per l’Eurasia PAL-JAP: lo spettro del comunismo. Come un poltergeist sovversivo ha violato l’individualismo narcisista dei nostri avatar Bit-ellonici spalmandoli di ectoplasmico sentimento collettivista e riorganizzando così l’approccio piccolo borghese e decadente del contemporaneo retrogaming da fashion blogger, trasformandoci in uno strumento di lotta armata per la conquista del potere politico a favore del proletariato videoludico. Tremate, porci capitalisti della speculazione su recuperi domenicali da mercatino-conca, rivenduti poi con profitti usurocratici su filomassonici gruppi chiusi da social-fascist network. State all’erta o voi kulaki del collezionismo compulsivo, presto le masse dissacreranno la vostra impolveratissima proprietà privata e faranno scempio delle prigioni plasticatissime della vostra ossessione mint, liberando così le rarissime console inutilizzate ed esponendole fieramente in giganteschi kolchoz arcade autogestiti da laboriosi Soviet della Gettoniera. A centouno anni dalla deposizione dello Zar i Bit-elloni proclamano la nascita dell’U.R.R.S, l’Unione delle Repubbliche Retroludiche Sovietiche, in un Febbraio Rivoluzionario inaugurato dal Pensiero Luminoso di Capcom propagandato sotto l’emblematica bandiera con “falce e martello pneumatico” del Compagno Zangief.

Un ignoto grillino mascherato disse durante un non precisato Vaffa Day: “Una rivoluzione senza un ballo è una rivoluzione che non vale la pena di fare”. Noi ci crediamo e socializziamo in cerchio sgambettando il Casatchok con Dori Ghezzi e Tovarish Gorbaciov, sulle note del Manifesto Cìcìcìpì messo in musica dall’elettricità sovieta delle chitarre del Commissario Zamboni e declamato dal salmodiare catechizzante di Mastro Lindo. Compagni retroludici dai camper e dalle officine! Prendete la falce, impugnate il martello e sfilettate il capitalismo con la cyber-katana di Strider!
Trama

Strider esce nel 1989, non a caso ultimo anno di vita dell’Unione Sovietica. Nonostante lo sgretolamento imminente del Patto di Varsavia, gli sviluppatori di Capcom (noti cripto-marxistileninisti) rimangono fedeli alla linea anche se la linea non c’è. L’ideale non si svende neanche se non funziona e, nel rispetto del determinismo storico da Nostradamus del Totocalcio di Carletto Marx, decidono di ambientare il loro nuovo lavoro in un futuro distopico proprio come era successo in Bionic Commando, uscito due anni prima. Questa volta però non si tratta di un mondo dominato dal regime imperialista dei fagiani rosa del Generalissimo Killt, bensì di un altrettanto imperialistico regime socialista che governa il globo terracqueo ed è sopravvissuto alla Perestrojka grazie alle conquiste tecnologiche del Socialismo Reale, figlie del più grande successo di ingegneria sociale mai creato: Tetris.

Siamo nel 1998 e un nuovo spettro si aggira per l’Eurasia: lo spettro del complottismo. Da una galassia lontana lontana arriva l’alieno-fantasma Grandmaster Meio, che non è certo l’alter ego del candidato anticongiuntivi uscito dalle parlamentarie pentastellari bensì uno spietato colonizzatore interstellare. L’invasione comincia nella regione di Kafazu, ovvero la Repubblica Sovietica del Khazakhstan governata dallo scostumatissimo Compagno Borat. Da qui Meio riesce a controllare tutto il Blocco Sovietico portando a termine in breve tempo un genocidio mondiale che l’holodrom ucraino levati.

Giusto il tempo per il completamento del Piano Cinquantennale ed ecco che arriviamo al 2048, quando ormai l’80% della popolazione mondiale è stata sostituita da macchine che lavorano ininterrottamente nel loro stakanovismo esentasse. Chi da quest’incubo nero ci risveglierà? Ovviamente un ninja, nato nella sperduta e moralista isola di Moralos e addestrato all’uso della scimitarra-katana al plasma. Il nostro eroe non teme la controrivoluzione stalinista di Meio e nemmeno la morte, poiché è cresciuto con i necrologi di Mishima e Majakovskij appesi in cameretta. Grande è la confusione sopra e sotto il cielo, ecco dunque il ninja che può osare l’impossibile: Strider Hiryu. Perché solo gli eroi mascherati osano perdere, nella dignità e nel pudore dell’anonimato.

Gameplay 9

Nel pieno rispetto della tradizione inaugurata con Ninja Gaiden un anno prima, Strider porta nelle sale giochi tutte le tecniche di action platform da parkour già viste nel titolo Tecmo. Hiryu può infatti aggrapparsi ai muri, scalarli verticalmente e fare a pezzi i nemici con la sua arma al plasma: il Falchion. A differenza del suo antenato Ryu Hayabusa, Hiryu è anche in grado di muoversi sui soffitti, rendendo l’esperienza di gioco una libidine zompante a 360° man mano che vi avvicinerete alla base di Grandmaster Meio in orbita attorno alla Terra e sentirete la gravità venir meno.

Nonostante la semplicità dei comandi, che prevedono solamente un attacco e l’immancabile salto, il punto forte della giocabilità di Strider sta proprio nell’interazione con l’ambiente degli stages. Debutterete saltellando sulle cupole dorate e futuristiche della metropoli sovietica di Kafazu, attraverserete poi le steppe innevate della Siberia fino ad arrivare alla giungla amazzonica e alla Terza Luna artificiale di Grandmaster Meio. Quando si dice prendere alla lettera il concetto di Stato Satellite Sovietico, tac!

Ogni livello presenterà nuovi ostacoli tipici del suo ambiente, come le liane ululanti dell’amazzonia, i veivoli antigravitazionali della Fortezza Volante Balrog e le continue inversioni di gravità della Terza Luna; insomma, uno svarione continuo per i vostri sensi ninja! Come se non bastasse lo schermo sarà quasi sempre pieno di nemici di ogni tipo e dovrete vedervela sia con i cyborg-ufficiali dell’Armata Rossa, sia con altri improbabili antagonisti come le scimmie cosacche e i mecha-dinosauri.

Non manca proprio nessuno, nemmeno i pirati rosa a bordo dei loro vascelli volanti. Per fortuna Hiryu potrà contare su una serie di power-up da Megaman: i Dipodal Saucers. Questi piccoli droni saranno fondamentali per ripulire lo schermo da robo-bolscevichi indesiderati, collezionateli tutti e sbloccherete la Saber Tiger-Type Robot, e via di sciabolate odontoiatriche!

Grafica 9 e Sonoro 7

Con lo stesso trasformismo e travestitismo della Benemerita Soubrette, anche gli sprite di Strider cambiano il guardaroba adattandosi all’epica, etica, etnica e pathos degli stage internazionali. Ecco quindi lo scontro sulla Tabula Rasa Elettrificata delle centrali energetiche siberiane contro un trio di ballerine cinesi con indosso delle orrende ballerine, pronte a mettere alla prova la qualità della vostra danza. Oppure le scostumatissime amazzoni che cercheranno di distrarre la vostra imperturbabilità ninja turbandovi con foglie di fico svolazzanti e ipnotiche zinne traboccanti, per poi colpirvi a tradimento con un boomerang carico di odio femminazista.

A spadroneggiare sono i boss di fine livello, tra i quali spiccano una versione antigravitazionale dello Sputnik e un Cyborg T-Rex, che al posto delle genovesissime braccine corte ora sfoggia dei molestissimi arti allungabili stile Dhalsim.

Ma il vero atto rivoluzionario si manifesta proprio alla fine del primo livello di Kafazu, dove Hiryu dovrà affrontare tutto il Praesidium del Soviet Supremo riunito attraverso un estremo rituale collettivista in un gigantesco human centipede robot armato di falce e martello. Il nome? Claro! Ouroboros, per un Eterno Ritorno perlinguale dei ciapèt!

Per la sezione “canzoni, preghiere e danze” sono presenti frasi digitalizzate di dileggio in russo, cinese e giapponese utilizzate dai nostri avversari, tra i quali riconosciamo il replicante di Bertinotti. Riproduciamo ora dai megafoni del Minareto le note della prima traccia, “Mosque the Cold-Hearted”, che ci ricorda già dal titolo le suggestioni salmodianti di radio Kabul o l’Istanbul Tanz da Punk Islam. Inch’allah, ça va?
Longevità 8,5

Se i primi tre livelli possono essere superati con non troppa difficoltà, gli ultimi due al contrario vi sembreranno meno piacevoli di un erasmus in un Gulag Siberiano. Particolarmente tremende sono le insidie della Third Moon, con i suoi salti nel vuoto a gravita zero e l’immancabile appuntamento con la royal rumble di boss tipica dei titoli Capcom che precede l’arduo scontro finale. Ostacoli più pericolosi di una patrimoniale, che vi lasceranno ben presto privi di gettoni e bramosi di rifugiarvi sotto il Patto di Varsavia alla ricerca di un Piano Quinquennale e di stabilità.

Tuttavia è proprio grazie all’estrema rigiocabilità di Strider e al suo impegnativo livello di difficoltà che Hiryu può oggi considerarsi uno dei personaggi più iconici di Matuska Capcom. Il nostro ninja lillà compare infatti in numerosi easter eggs presenti in altri titoli, in più ha affrontato i supereroi Marvel assieme al Team Capcom nel famoso picchiaduro a squadre.

Reperibilità \ Come cacchio ci gioco?

Pubblicato praticamente su ogni console contemporanea alla sua uscita, Strider ha continuato la sua Rivoluzione Permanente anche su Playstation, con un ottimo remake e un seguito. Ocio però alla controrivoluzione dei tarocchi e capitoli fittizi, come il fuorviante Strider II. Questa ciofeca, uscita anche per Sega Mega Drive e Amiga, è in realtà una vera appropriazione indebita dell’idea Capcom compiuta dalla U.S. Gold, gruppo di sviluppatori britannico (?) specializzato in conversioni arcade per console. Avete letto bene: U.S. Gold è britannica e non amerrigana. Qui c’è puzza di NATO compagni, armate i vettori intercontinentali e non fatevi sedurre dal mantra capitalista “produci, consuma, crepa”!

Concludendo

Concludiamo con una curiosità da quasi-Darwin Awards sulla genesi di Hiryu. Il suo creatore è Kouichi ‘Isuke’ Yotsui, un illustratore già noto per i suoi lavori su Bionic Commando e Ghouls n’ Ghosts. Per trovare l’ispirazione per la realizzazione delle animazioni dell’atletico ninja, Yotsui decise di andare a riflettere in solitudine all’esterno sul tetto della sede Capcom. Inspiegabilmente si ritrovò chiuso a chiave lì fuori in preda al gelo nipponico, ovviamente non esistevano i cellulari e si trovava troppo distante dalla strada per chiedere aiuto. Prese allora una decisione da Sector No Limits scendendo dal palazzo in free climbing, rischiando di scivolare sulle mura ghiacciate e di finire spiaccicato sulle strade di Osaka in una auto-pit fatality! Tuttavia il coraggio da scavezzacollo di Yotsui gli permise di arrivare sano e salvo alla scala antincendio, probabilmente è per via di questa esperienza di jackass ninjutsu che Strider ci sembra così vertiginosamente avvincente, anche in questa età di mezzo dove Paolo VI non c’è più ed è morto pure Berlinguer. Es-es-es-er!
Citazione:
“L’incidente è chiuso.” (Majakovskij e il Game Over)