L’eroe che allungava le mani. (di Starfox Mulder)
Eh signora mia, qui non si può più dire niente.
La dittatura del politicamente corretto.
La dittatura sanitaria.
La ditta di mio padre che mi permette di non lavorare e scrivere idiozie sui socials.
Ad libitum.
Salve gente, come va? Vi state sciogliendo sulle spiagge della riviera romagnola o state direttamente prendendo fuoco in Canada? Io sono immerso fino ai gomiti in una tinozza di acqua fresca e tengo testa e braccia fuori giusto per finire quell’ultimo livello di Ristar che mi mancava.
E’ una condizione ideale perché riassume la leggerezza con cui vivo tutto quel periodo scoppiato dal #metoo fino ad oggi e gonfiato da ogni testata per portare ad una polarizzazione totale del pensiero.
O sei una pecorah o sei sveglio!1!!, ininfluente quale sia il tuo pensiero!
E’ un periodo interessante, lo so, ma anche leggermente frustrante per me che inseguo cospirazioni più o meno concrete sin da quando ero un cucciolo di canide. Ora son tutti Adam Kadmon, tutti pronti a svelarvi la veraverità su qualsiasi argomento, anche su cose di cui non avevate la bencheminima sbatta (lo sapevate che qualcuno è convinto che Avril Lavigne sia stata sostituita anni fa? Ve ne frega qualcosa? Appunto!)
Ristar nacque in un periodo in cui i true cospirazionisti avevano la decenza di girare con della stagnola in testa e farsi subito riconoscere.
Erano tempi meno socials e più da batterie stilo…erano i tempi del GameGear. SIGLA!
TRAMA
Qui siamo di fronte al classico caso (perché accadeva spesso, credetemi) in cui la trama varia in base alla regione. Teniamo buona la nostra e benvenuti sul Sistema Valdi. Un cattivissimo alieno di nome Greedy (metafore scritte col pennarellone) ha corrotto il leader del Sistema dei sette pianeti e schiavizzato gli abitanti. Questi ultimi decidono di pregare l’avvento di un celebre eroe leggendario perché possa salvarli. Non mi è molto chiaro se il tizio in questione fosse morto o semplicemente aveva la linea guasta, fatto sta che la chiamata arriva al figlio di questi: Ristar. Il nostro ha un bel pedigree ma nessuna impresa alle spalle, però ehi: gli si allungano le braccia! Coi pugni nelle mani decide di salvare tutti e farsi notare a suon di testate sulla fazza dei nemici. Brava stellina, lo stile è quello giusto!
GAMEPLAY
Ho evitato di parlarne prima quindi infilo qui un piccolo particolare che la maggior parte di voi sta già alzando la manina per dire la sua (vi vedo): no, non ho scelto la versione per Megadrive da recensire perché quella GameGear la ritengo più impressionante. Le due sono comunque sensibilmente differenti e meritano di essere giocate entrambe, ma non cambiano minimamente in quanto a gameplay.
Due tasti per un platform di solito significano salto e attacco. Qui non si fa eccezione, ma le braccia estensibili aprono ad una gamma vastissima di possibilità. Intanto per colpire i nemici dovremo prima afferrarli ed una volta rilasciato il pulsante scatterà la craniata assassina di Ristar ma oltre a ciò, il nostro potrà afferrare scale, manici attaccati ai soffitti, pali, perni e molto altro per arrampicarsi e superare ostacoli e burroni. La maggior parte dei piccoli enigmi di cui saranno costellati gli stage sfruttano appieno la meccanica di Stella Solitaria, così come ovviamente gli scontri con i Boss (7 in tutto, uno alla fine di ogni mondo). Vi ricorderà Sonic ma senza supervelocità e con tanto da dire sul level design.
GRAFICA & SONORO
Sempre per parlare della sua controparte: sì, anche su Megadrive Ristar è impressionante, ma qui di più. Stiamo tenendo in mano un GameGear, quello che doveva competere col Gameboy e pur perdendo malamente stava gridando “ce la fai a far girare una roba del genere? NO VEROOOOOO!”
Esatto: no, e mi stupisco girasse così bene pure sul GameGear!
Grafica pulitissima, animazioni ricche, sprite grandi e coloratissimi. Un’estetica fantastica stretta tra le nostre mani in quello che era solo il 1995 e ad oggi non sfigura minimamente.
Le musiche non sono da meno e sfruttano appieno tutte le potenzialità della macchina per donarci canzoni oniriche e ispirate.
LONGEVITÀ
Sette mondi, l’ultimo dei quali in realtà è solo lo scontro finale, ma nel complesso forse il punto più critico dell’esperienza. Intendiamoci: non siamo di fronte ad un titolo corto e soprattutto spinge molto verso la rigiocabilità tanto è valida l’esperienza, solo che…un po’ facilotto.
Magari vi servirà qualche partita per avere la meglio di tutti i livelli e sicuramente vi resterà la voglia di scoprire i segreti che vi siete persi, ma il tutto scorre comunque via nei tempi che le batterie del GameGear impiegano per esaurirsi (ammicco-ammicco).
REPERIBILITÀ/COME CACCHIO CI GIOCO
Stiamo sul costosello per i miei gusti. Il loose potreste avere la fortuna di trovarlo anche a 15-20€ (ma tendenzialmente raddoppiate) mentre il completo difficilmente scende sotto i 100. Non bene, ma se non siete schizzinosi prendetevelo solo cartuccia e godetene al massimo!
CONCLUDENDO
Spesso Ristar viene citato tra i titoli più sottovalutati di sempre e sapete che c’è: è vero!
Non avrà avuto il carisma di Sonic ne la saga di Mario a fargli da trampolino, ma il fatto che si parli pochissimo di questo gioco lo rende de facto un campione che ha trionfato mentre tutti erano voltati dall’altra parte. La meccanica dell’afferrare ogni cosa che ci capiti a tiro era rischiosa se non accompagnata da un level design di primissimo ordine ma per fortuna fu proprio questo il caso. Schemi originali, vari, entusiasmanti e mai frustranti si alternano davanti ai nostri occhi, spingendoci a restare concentrati pur non finendo mai nella bestemmia. Un gioiellino da scoprire o riscoprire proprio sotto l’ombrellone, così da scordarci completamente di tutta la stupidità che gli esseri umani odierni riversano online e staccando col cervello in un’epoca in cui l’online era ancora genuinamente nerd!